Il board di Nautica Italiana in occasione dell’assemblea dei soci svoltasi il 15 dicembre a Sarnico

Dopo Ucina, anche Nautica Italiana festeggia la ripresa. Ma le divisioni non fanno bene al settore

di Sergio Troise
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ROMA - La nautica continua a navigare sulla rotta della ripresa, ma la navigazione procede su due rotte parallele, tra operatori che si guardano in cagnesco, come due skipper in regata che si studiano a vicenda, cercando di superarsi e d’imporsi all’attenzione generale come i più bravi.

Da una parte l’Ucina, storica associazione d’imprese del settore aderente a Confindustria; dall’altra Nautica Italiana, formazione composta da ex soci di Ucina, in gran parte usciti anche da Confindustria e confluiti in Altagamma con il proposito di rappresentare al meglio l’eccellenza del settore nel mondo. Una competizione discutibile, per molti disdicevole, che getta ombre su un comparto che invece meriterebbe soltanto elogi per come ha saputo uscire dalla lunga crisi post 2008 e per i successi commerciali registrati nell’ultimo anno anche sul mercato domestico, che sembrava irrimediabilmente depresso e invece ha dato chiari segni di ripresa.

L’ultimo capitolo di questa “regata a due velocità” ha prodotto due assemblee parallele, svoltesi a fine anno, una il 12 dicembre a Roma (Ucina), una tre giorni dopo a Sarnico, nella sede del Cantiere Riva (Nautica Italiana). Della prima, che ha visto la presenza del ministro Delrio e del senatore Ranucci (due tra i politici che più si sono spesi in favore del comparto) questo sito ha dato ampia informazione; della seconda s’è appreso successivamente, da un comunicato stampa grondante euforia, che Nautica Italiana ha concluso le attività 2017 attribuendosi il merito della ripresa in atto, dei cambiamenti in materia di normativa, fisco, portualità; dandosi un nuovo assetto interno e acquisendo l’ingresso di Fincantieri Yacht tra i nuovi soci.

Nell’occasione, Nautica Italiana ha confermato l’impegno a portare avanti “un piano che contribuisca al rilancio della nautica e del turismo nautico, delle sue industrie, dei servizi e dei territori, per restituire al comparto l’elevato livello di reputazione che merita, valorizzando il prodotto e il servizio nautico quale espressione del Made in Italy”. Come dire: pensiamo a tutto noi. Altro che Ucina!

In dettaglio, il “manifesto” di fine anno della formazione guidata da Lamberto Tacoli fa riferimento all’impegno sul fronte normativo, sugli strumenti di analisi della produzione e del mercato, sulle manifestazioni fieristiche, sui rapporti con le istituzioni. E arriva a dire, tout court, che “l’Associazione ha compiuto passi importanti, portando la propria rappresentatività, il know-how e la professionalità di fronte a Governo e Parlamento, raggiungendo, oltre all’accreditamento, grandi risultati come la modifica del nuovo Codice della Nautica”.

Chi è addentro alle cose del settore, sa bene che sono tutte questioni al centro dell’attività dei “rivali” di Ucina. Che infatti, appena tre giorni prima, ne hanno parlato a Roma, nell’assemblea di palazzo Patrizi, presente il ministro Delrio, il quale ha pubblicamente dato atto all’associazione presieduta da Carla Demaria del «buon lavoro svolto insieme», specificando che «senza collaborazione non si sarebbe approdati al testo definitivo del nuovo Codice della nautica».

L’eco dell’assemblea di Sarnico, con le euforiche rivendicazioni dei colleghi-rivali (in casa Ucina le bollano come “arbitrarie”, ma evitano di esporsi ufficialmente in dannose polemiche) ha provocato una grottesca guerra dei comunicati, dalla quale emerge esclusivamente la capacità di confondere le idee a diportisti, osservatori e interlocutori a vario titolo.

Mentre nelle redazioni si sprecavano gli oooh di stupore per i successi rivendicati da Nautica Italiana (e ci si domandava: ma questa non era materia già trattata da Ucina?), la squadra di Carla Demaria ha fatto sapere di essersi messa subito al lavoro, dopo l’assemblea di Roma, per avviare nuovi progetti strategici. Quali? L’istituzione della Camera arbitrale del mare e della nautica (per la risoluzione delle controversie legali e tecniche di ogni rapporto connesso al mare e alla navigazione); l’istituzione del Co.Ge.Pir. (Consorzio Gestione Pirotecnici, per organizzare il recupero e lo smaltimento dei razzi di soccorso); l’impegno, come socio fondatore, nel Blue Italian Growth (BIG), nuovo cluster tecnologico nazionale costituito il 30 novembre scorso su impulso del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, con partner capofila il CNR.

Se non bastasse, da Genova è arrivata un’altra comunicazione importante mirata a rivendicare la collaborazione con le amministrazioni locali sulla questione dei canoni demaniali. “L’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni italiani) – si legge nel testo - torna in campo al fianco di Ucina Confindustria Nautica e Assomarinas e delle altre associazioni del coordinamento del Codice della nautica (Assonat-Confcommercio, Assilea, Confarca) per sostenere gli emendamenti alla legge di bilancio che mirano a risolvere il contenzioso dei porti turistici sui canoni demaniali”. Un modo per dire: ma che cosa volete che faccia Nautica Italiana, ce ne stiamo occupando noi!

Insomma, anche se gli argomenti di cui ci si occupa sono seri, riguardano migliaia di persone e forti interessi, è deprimente assistere, dall’esterno, a questa corsa all’ultima rivendicazione. Non giova a nessuno e rischia anzi di screditare il comparto agli occhi dei terzi. Passi pure che si svolgano due saloni, uno in autunno a Genova (Ucina) e uno in primavera a Viareggio (Nautica Italiana con Fiera Milano), ma non è tollerabile che vada avanti questa insulsa rivalità. Sarebbe auspicabile anzi che i “contendenti” si sedessero a un tavolo e trovassero il modo di andare avanti correttamente, magari dividendosi i compiti e la rappresentatività. Ma i tentativi di mediazione a suo tempo fatti dal sottosegretario Gasparotto sono andati a vuoto. E Nautica Italiana, intanto, è cresciuta (ha raggiunto 103 associati) e a fine anno ha registrato nuove adesioni, anche di prestigio, come quella di Fincantieri Yacht.

«Sono entusiasta di poter dare il benvenuto a Fincantieri, che si aggiunge agli importanti nuovi soci dell’ultimo anno - ha dichiarato il presidente Tacoli -. Questa è la riprova della grande attrattiva del nostro progetto e della serietà del lavoro svolto. Desidero ringraziare tutti: chi è stato con noi fin dall’inizio, chi si è aggiunto in corsa portando freschezza e novità, e chi, grande o piccolo, continua a credere nel nostro progetto, a conferma del suo grande valore per il comparto. Un comparto che ci vede leader nel mondo in più segmenti. Questo rimane il principale obiettivo della nostra associazione, promuovere l’eccellenza nautica italiana nel mondo».

Nell’assemblea dei soci svoltasi il 15 dicembre a Sarnico è stato nominato direttore generale Marco Cappeddu (già vice presidente di Nautica Italiana), il quale verrà affiancato da Lorenzo Pollicardo, confermato nel ruolo di capo della segreteria. L’assemblea ha ratificato inoltre la nomina a vice presidente di Michele Gavino, amministratore delegato di Baglietto e già consigliere dell’associazione; consiglieri sono stati nominati Claudio Galbo (Fincantieri) ed Enrico Sgarbi (Gruppo Ferretti). Il comitato di presidenza vede quindi a fianco del presidente Tacoli i vice presidenti Giovanna Vitelli (vicario), Alberto Amico, Cataldo Aprea e Michele Gavino, e i consiglieri Claudio Galbo, Daniele Guidi, Fabio Pesto, Matteo Italo Ratti, Dino Salvemini ed Enrico Sgarbi.

Tutte personalità di spicco e con le carte in regola per ben lavorare a sostegno della nautica. Per questo sarebbe auspicabile che trovino una via al compromesso, rammentando che Ucina rappresenta 312 soci (il triplo di Nautica Italiana) e da sempre ha nello statuto, e nei progetti varati anno per anno, le medesime priorità di cui parlano loro.

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Martedì 19 Dicembre 2017 - Ultimo aggiornamento: 20-12-2017 13:48 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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