Michele Gavino, ceo di Baglietto

Fase 2 in ritardo, Baglietto protesta: «Ora basta, la nautica italiana subirà perdite a doppia cifra»

di Sergio Troise
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LA SPEZIA - Lo stop imposto dalla pandemia e i ritardi nel varare la cosiddetta Fase 2 hanno messo in allarme la cantieristica nautica, che teme conseguenze gravissime per tutta la filiera e – nel settore dei grandi yacht – ha fondate ragioni per considerare gravissimo il rischio di vedersi sottrarre la leadership mondiale a vantaggio di competitors europei, soprattutto tedeschi e olandesi, i quali non hanno mai chiuso del tutto i propri siti di produzione e possono dunque già vantare un vantaggio non da poco.

Pur consapevole della gravità della situazione venutasi a creare e dell’assoluta necessità di non fermare del tutto e troppo a lungo le attività produttive, Confindustria Nautica ha scelto – com’è noto - una linea di condotta low profile nella gestione dei rapporti con l’autorità politica. Evitate prese di posizione nette e azioni di protesta plateali, i vertici dell’ex Ucina hanno privilegiato l’azione diplomatica, svolta con discrezione, lavorando “ai fianchi” della presidenza del Consiglio e dei ministeri interessati. Una tattica approdata, l’8 aprile, a un tavolo di concertazione allestito virtualmente sull’asse Genova-Roma, con la formula della teleconferenza e con l’obiettivo di concordare il da farsi per avviare la ripresa.

Quel giorno si era parlato dei gravi rischi che correva l’intero comparto e si era ipotizzata l’imminente possibilità che il Governo autorizzasse una riapertura modulare, progressiva e controllata delle attività produttive, ponendo condizioni rigidissime in materia di salvaguardia della salute dei lavoratori, da concordare anche con le rappresentanze sindacali. Fu detto anche che un comitato di superesperti avrebbe dato direttive e tempi certi e indicato soluzioni applicabili per ripartire senza rischi.

Nell’attesa, quasi tutte le aziende di Confindustria Nautica hanno già adottato misure straordinarie per dare protezione (anche assicurativa) ai propri dipendenti. Ma nulla si è mosso. E nel quartier generale di Baglietto hanno rotto gli indugi: basta attendismo, è ora di farsi sentire. A scendere in campo è stato Michele Gavino (foto in alto), amministratore delegato dello storico cantiere spezzino. Lo ha fatto affidando all’agenzia di stampa ANSA una dura dichiarazione nella quale si legge, tra l’altro, che il cantiere del Gruppo Gavio è stato “tra gli ultimi a chiudere ma tra i primi ad adottare protocolli di sicurezza decisamente stringenti, ha fatto ricorso alle ferie pregresse prima di dover applicare la cassa integrazione, ha adottato lo smartworking grazie a protocolli tecnologici innovativi, ma ora non può permettersi più di aspettare, è il momento di pensare alla ripresa”.

L’urgenza viene motivata con “l’assoluta necessità di consegnare due navi da diporto destinate ad armatori americani”. Da qui l’appello al Governo e alla nuova commissione guidata da Colao. “Chiediamo al nuovo comitato di superesperti che faccia in fretta a darci direttive e tempi certi, soluzioni che siano applicabili. E’ ovvio che privilegiamo la sicurezza e la salute, anche perché molto pragmaticamente non possiamo ricadere nel lockdown. Il nostro Paese – si legge nella dichiarazione di Gavino - è sempre stato una forza nel contesto europeo, nel nostro settore siamo i primi per contenuti tecnologici e artigianalità. Perdere posizioni sarebbe pernicioso anche perché il settore impiega molte maestranze e tanto indotto. Questo lo sanno anche i sindacati, che infatti si sono dimostrati molto disponibili anche nel condividere i protocolli di sicurezza e con i quali, pur nel gioco delle parti, si è rinsaldato un proficuo rapporto di collaborazione”.

L’incubo di Baglietto (ma non solo) è lasciare campo libero ai concorrenti nordeuropei, tedeschi e olandesi in testa. “I numeri uno siamo noi – rammenta Gavino – ma ora siamo tutti fermi, e lasciamo spazio di manovra ai nostri competitors, che non aspettavano altro per attaccarci. I cantieri del Nord Europa non hanno mai chiuso, e perciò – sottolinea ancora il numero uno di Baglietto - hanno un vantaggio competitivo non da poco. Quanto perderemo in termini economici lo vedremo sul lungo periodo, ma abbiamo due mesi di ritardo secchi e sarà comunque una perdita a doppia cifra”.

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Lunedì 20 Aprile 2020 - Ultimo aggiornamento: 22-04-2020 12:09 | © RIPRODUZIONE RISERVATA