Un momento della tavola rotonda The future of manifacturing all'ambasciata italiana a Washington

Ucina prepara il rientro dei big con una missione negli USA

di Sergio Troise
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GENOVA - Entro la fine di dicembre, come ormai noto, l’Ucina cambierà nome e diventerà Confindustria nautica, raccogliendo di nuovo al proprio interno – questo almeno è l’obiettivo perseguito – la gran parte dei big del settore svincolati da Nautica Italiana, l’associazione alternativa destinata a sciogliersi dopo quattro anni di separazione dalla rappresentanza confindustriale. Nell’imminenza della storica svolta non si fermano le attività mirate al rafforzamento dell’internazionalizzazione, ritenuto uno degli obiettivi più importanti da perseguire da tutti gli operatori del settore, in testa proprio i produttori di super yacht e mega yacht che nel 2015 lasciarono Ucina. E’ dunque in questa ottica che uno degli ultimi impegni della “vecchia” Ucina è stata la missione negli USA organizzata da Confindustria per promuovere il sistema produttivo italiano presso enti, organizzazioni e istituzioni americane. A rappresentare le aziende italiane il vice presidente di Ucina Andrea Razeto, uno dei big della componentistica nautica (con la storica azienda Razeto & Casareto), al vertice anche dell’International Council of Marine Industry Associations (ICOMIA).

L’iniziativa, che ha fatto tappa nelle città di Washington (3 e 4 dicembre) e Atlanta (5 e 6 dicembre), è stata organizzata con la collaborazione dell’Ambasciata d’Italia a Washington e il contributo di Intesa San Paolo. Guidata da Licia Mattioli, vice presidente per l’Internazionalizzazione di Confindustria, la missione ha coinvolto i membri del Gruppo Tecnico Internazionalizzazione, di cui fa parte Razeto. Il quale – informa una nota di Ucina – “ha rappresentato tutta la filiera della nautica da diporto, leader mondiale nella produzione di super yacht e imbarcazioni pneumatiche e fiore all’occhiello del Made in Italy nel mondo”.

Per promuovere l’eccellenza dell’industria nazionale si è tenuta, nella sede della nostra ambasciata, una tavola rotonda intitolata “The future of manifacturing”, incentrata su colloqui con il leader della nostra industria. Nell’occasione, Razeto ha tracciato il quadro di un settore in crescita costante da quattro anni, la cui produzione rappresenta un’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo.

“Si è rivelata molto interessante questa iniziativa nata per dimostrare le opportunità e l’impatto della presenza negli Stati Uniti delle imprese italiane nei rispettivi settori di competenza, con i loro investimenti produttivi e commerciali - ha detto il vice presidente di Ucina -. L’attenzione dimostrata nei confronti della nautica del nostro paese – ha aggiunto Razeto - è stata molto alta e ha dimostrato, ancora una volta, il valore del nostro settore, una delle indiscusse eccellenze del Made in Italy”.

Gli USA, del resto, sono il primo paese di esportazione per le unità da diporto italiane, con un valore di export per il 2018 pari a 410,7 milioni di euro e un incremento del 37,5% rispetto al 2017. Il comparto delle barche e yacht da diporto con motore entrobordo è, in Italia, il più rilevante in termini di valori esportati: verso gli USA si dirige il 23,9% delle esportazioni.

Nel corso della missione è stato presentato anche il rapporto annuale del Centro Studi di Confindustria che contiene un’analisi puntuale sul Bello e Ben Fatto (BBF) e racchiude in sé tutti quei beni che rappresentano l’eccellenza italiana in termini di design, cura, qualità dei materiali e delle lavorazioni. Per l’occasione il rapporto è stato intitolato “Esportare la Dolce Vita”, tema ricorrente nel mondo del lusso, come dimostrano le “dediche” di cantieri ai vertici mondiali come Azimut-Benetti e Ferretti Group, per non dire della scelta di campo fatta, nel settore automotive, dalla Ferrari con la neonata granturismo Roma.

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Sabato 7 Dicembre 2019 - Ultimo aggiornamento: 09-12-2019 11:25 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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