Addio a Franco Patriarca, uno degli ultimi “artigiani da corsa”. Protagonista negli anni d’oro dell’automobilismo romano

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Il mondo romano dei motori piange Franco Patriarca, morto a 83 anni dopo una lunga malattia. Patriarca era uno degli ultimi “artigiani da corsa” capaci di grandi cose negli anni d’oro dell’automobilismo grazie alla loro inventiva. Uomini con la tuta di lavoro sempre macchiata dall’olio, in grado di trasformare una tranquilla macchina per famiglia, diciamo una Topolino o un millecento in una grintosa quattro ruote per ambiziosi gentlemen driver o in una barchetta aperta, con l’intervento di un carrozziere di fiducia
Franco Patriarca si è formato alla scuola del padre Rodolfo, il “mago di San Giovanni”, trasferitosi a Roma, da Montorio al Vomano nel Teramano negli anni trenta. Dopo la guerra, Patriarca senior apre alla costruzione di macchine da corsa, in particolare sport 750, con cui corre tra gli altri anche Luigi Musso, ma è con Sesto Leonardi che si assicura l’incredibile successo di categoria alla Mille Miglia del 1950 e il campionato, vittoria quest’ultima bissata tre anni dopo. Accanto a se, nella sua nuova officina in via Avezzano , Patriarca ha il maggiore dei suoi due figli, Bruno che presto sceglierà l’indipendenza mettendosi in proprio. Quando nasce la Baby Junior, l’originale monoposto con i principali organi derivati dalla Fiat Nuova 500, la famiglia Patriarca è al completo, con Rodolfo, Bruno, che non disdegna di mettersi al volante e Franco, il più giovane. Dopo riposto casco e occhiali da corsa, con i quali si è incrociato nelle gare karting con Gian Luigi Picchi e Oscar Costantini, nella seconda metà degli anni sessanta, Franco conquista una meritata fama come motorista e specialista di assetti. Tra i primi clienti ricordiamo Franco Tofani, fratello di Mariano il più famoso carburatorista di Roma, “Gero”, con le F3, Alberto Campagnola con la A112 Abarth e Roberto Nardini, il “notaio da corsa primo assoluto nella Gubbio-Madonna della Cima del 1975 con la Porsche Carrera 2,7 preparata nell’officina di Via Avezzano.
Arrivano i Fiat Days, un altro terreno di conquista per i clienti di Franco Patriarca, da Vito Vilella a Bonifacio Gaetani e Franco Mulas. Ma il bello deve ancora venire, ed è targato BMW. Con le M3 della scuderia Santucci, equipaggiate con motori elaborati Patriarca, arrivano titoli in serie nel Campionato Italiano Velocità Turismo con Max Crinelli, Roberto Sigala, Alessandro Bertei e Roberto Del Castello. I primi anni 2000 vedono gli exploit delle macchine della W&D Racing e dei motori Patriarca, Stefano Valli, Alessandro Bernasconi, Francesco Iorio, e Walter Meloni che mette la ciliegina dell’Endurance Touring Master Cup nel 2004 con la portentosa BMW M3 E46 motorizzata Patriarca. Il 2005 vede la proiezione di una nuova realtà di Patriarca come BMW e MINI Service nella nuova prestigiosa sede in via Assisi, rivolta ai clienti delle vetture di serie, tra i quali Franco Patriarca era orgoglioso di annoverare Mario Draghi.




