Il nuovo Jeep Gladiator

C'è Gladiator, il pick-up inarrestabile. Il gioiello di Jeep ha grande portata e prestazioni al top

di Cesare Cappa
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DESENZANO - Forse non tutti sanno che all’interno del mondo Jeep le frequentazioni in ambito pick-up non sono poi una novità in senso assoluto. Certo l’avvento del nuovo Gladiator, già disponibile sul mercato americano, in arrivo in Europa nel tardo 2020, ha dato una scossa ad una gamma incentrata su Suv e fuoristrada. Perché citando la storia si scopre che nel 1947 aveva realizzato il modello denominato proprio Pickup, concludendo la carriera nel settore dei truck nel 1992, anno in cui uscì di scena il Jeep Comanche (realizzato su base Cherokee). Quindi l’avvento di Gladiator è essenzialmente un ritorno al passato. Un mezzo importante, viste le dimensioni che riportano 5,54 metri di lunghezza. Il modello viene costruito sulla base di Wrangler, del quale però non è una semplice fotocopia. Ad esempio la sospensione posteriore è ripresa dal truck Ram 1500. Una scelta tattica dettata dal fatto che, trattandosi di un truck – seppur di dimensioni compatte secondo il mercato americano – ha come scopo principale quello di postare carichi. Il piano posteriore è lungo 152 cm e ha una portata utile di 725 kg. Mentre la capacità di traino è pari a 3.470 kg.
 

Queste le informazioni più rilevanti se in discussione ci sono le specifiche di pick-up. Perché in fin dei conti Gladiator è un vero veicolo da off-road a tutti gli effetti. La capacità di guado è di 76 centimetri, quanto all’attitudine di superare ostacoli, è direttamente Wrangler a entrare in gioco. I modelli Sport e Overland offrono il 4x4 Command-Trac con ridotte e assali Dana 44 (e differenziale posteriore Trac-Lok opzionale), mentre il Rubicon adotta il 4x4 Rock-Trac con assali dotati di rapporto 4LO, barre antirollio scollegabili elettricamente – lo swaybar, ovvero quel dispositivo che consente di aumentare l’escursione delle sospensioni dell’avantreno - e differenziale Trac-Lok. Dettagli tecnici ripresi si da Wrangler, ma elaborati secondo le necessità di un pick-up.
Quanto ai motori, sono due le unità riservate al mercato americano: il Pentastar benzina V6 3.6 da 286 cv e 352 Nm di coppia motrice, e il 3.0 V6 turbodiesel di origine VM da 260 cv e 600 Nm di coppia (disponibile solo a partire dal 2020). Di serie sul benzina il cambio manuale a 6 marce, altrimenti a listino anche l’automatico ZF a 8 rapporti (standard sul diesel). In Europa il Gladiator sarà offerto nella sola versione diesel. Per il momento Jeep non ha fornito indicazioni sui prezzi di listino, mentre è già confermata la disponibilità di oltre 110 accessori di personalizzazione realizzati appositamente dalla Mopar.
 

 

Per quanto su strada si presenti come una vettura confortevole e piacevole, è in off-road che la Jeep in formato pick-up rivela la sua natura. Nonostante un passo di 3,48 metri sono davvero pochi gli ostacoli capaci di metterla in difficoltà. Utile in queste situazioni la nuova telecamera frontale, che consente di vedere letteralmente dove si stanno posizionando le ruote anteriori. In caso si dovesse sporcare di terra e fango, c’è un ugello preposto per rimuovere lo sporco spruzzando dell’acqua. Il telaio a longheroni è una certezza, mentre le capacità in off-road della versione Rubicon sono (quasi) senza limiti.
Un ragno motorizzato il Rubicon, il cui vero confine è forse rappresentato dall’asfalto, un elemento a lui poco congeniale. E anche quando la trazione sembra che vi stia abbandonando, basta bloccare i differenziali per agguantare quanta roccia a sufficienza per scavalcare l’ostacolo. Al resto ci pensano le ridotte e il cambio automatico a otto rapporti. Certo il passo così lungo e più in generale le dimensioni del mezzo, non lo rendono altrettanto agile tanto quanto una Jeep Wrangler. Ma è forse l’unico pick-up sul mercato (non ancora quello italiano) a sapersi divincolare così agevolmente nel fuoristrada più estremo.
Sei interpretazioni speciali
In tema di eccessi, anche le edizioni speciali, o meglio le concept, che Jeep ha realizzato sulla base del Gladiator. Sono sei le diverse interpretazioni del truck americano, ciascuna delle quali con un’anima fortemente votata alla vita all’aria aperta. Una necessità per qualunque yankee che si rispetti. Come il prototipo Wayout, il cui elemento distintivo è certamente la tenda posizionata sul roll-bar nella zona del cassone. La tenda si apre e si chiude a sandwich ed è dotata di una scala per salire a bordo. Singolare la scelta dei cerchi pieni in metallo, che rimandano alle Jeep del passato. Nella zona del cassone sono stati predisposti una serie di elementi funzionali anche al divertimento, come il kit da bartender. Più estremo e sportivo il Flatbill, realizzato per soddisfare quella parte di potenziale clientela che non disdegna neppure l’off-road in moto. Infatti nella zona destinata al cassone offre la possibilità di ospitare proprio due motociclette. Soluzioni che per quanto possano sembrare estreme, in realtà rappresentano una delle tante alternative d’impiego di un mezzo così completo come il nuovo Rubicon. Che all’anima dell’avventura unisce quella del viaggio.
 

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Giovedì 10 Ottobre 2019 - Ultimo aggiornamento: 11-10-2019 13:30 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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1 di 1 commenti presenti
2019-10-10 14:31:22
in italia con un coso così non esci neanche dal portone. e poi parlano di non inquinare, questo inquina come 20 panda.