Una Bugatti Chiron

Chiron iperconnessa, telemetria globale degna di una F1 per il bolide Bugatti da 1.500 cv

di Nicola Desiderio
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MOLSHEIM - Una telemetria degna di una Formula 1, ma che non abbraccia solo la pista dove le monoposto stanno correndo bensì tutto il mondo. Ce l’ha la Bugatti Chiron, il bolide a 16 cilindri da 1.500 cavalli che rappresenta la punta di diamante per lusso, prestazioni e tecnologia, del gruppo Volkswagen.

Una scatoletta oltre i 400 all’ora. La Bugatti Chiron dimostra che il costruttore di Molsheim è per il grande conglomerato tedesco dell’automotive anche la massima espressione della connettività, termine oggi molto in voga e a volte abusato, ma che è sicuramente uno degli assi di sviluppo portanti per la mobilità del futuro. Per la Chiron la connettività serve per controllare la perfetta funzionalità di un veicolo capace di viaggiare ad oltre 400 km/h. Questa funzione è svolta da una piccola scatola di alluminio (140x100x50 mm) dove confluiscono gli oltre 10mila segnali portati da 8 reti di bordo e analizzati da 30 centraline che, a loro volta, sono collegate a ogni componente del veicolo: dalle luci e dal sensore di pressione dello pneumatico fino al motore. Questa scatola trasmette in tempo reale tutti i dati a Molsheim, nella regione francese dell’Alsazia, dove c’è il quartier generale della Bugatti e dove, pronti a partire, ci sono 3 “dottori volanti” pronti a partire qualora il problema rilevato sulla vettura di un cliente necessiti un loro intervento diretto e non basti la rete di vendita e assistenza formata da 36 punti in tutto il mondo.

Il dialogo continuo e globale. Questo sistema funge ovviamente anche come sistema di tracciamento in caso di furto della vettura e non è una novità per Bugatti. Il piccolo costruttore francese fu infatti nel 2004 il primo ad applicare questo principio alla prima auto dell’era Volkswagen, ovvero la Veyron 16.4. Allora la tecnologia era molto meno avanzata di ora, ma l’idea di base era la medesima: assicurare al cliente un’assistenza continua e totale. Più avanti, quando poi fu il momento di sviluppare il nuovo modello, i tecnici ebbero l’idea di sfruttare la connettività della vettura per rendere continua la raccolta dei dati da parte dei prototipi ovunque si trovassero, dal deserto nel Nevada fino al Sud Africa.

Il sistema oggi funziona in modo bidirezionale, è dunque in grado non solo di trasmettere dati, ma anche di riceverli e dunque è possibile operare, in alcuni casi, anche a distanza oppure inviare aggiornamenti software direttamente ai veicoli senza che vi sia bisogno di portarli all’interno di una officina. Questo è il futuro dell’assistenza e del rapporto tra il costruttore e il proprietario e/o utilizzatore del veicolo. Per Bugatti è già realtà.

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Martedì 24 Aprile 2018 - Ultimo aggiornamento: 19:49 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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