Un manifesto storico di una pubblità Fiat

Fiat, prorogata a Torino la mostra sulla pubblicità. Focus sulla storia dagli anni Venti ai Settanta

di Sergio Troise
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TORINO - Oggetto di passione o semplice strumento di mobilità? Mentre si dipana il dibattito infinito sul nostro rapporto con l’automobile, emerge un dato incontrovertibile: l’automobile è parte della nostra storia e delle nostra cultura, fa parte dell’evoluzione della società, della trasformazione tecnologica, ma anche dei gusti, delle tendenze, delle mode. E la pubblicità legata all’automobile è dunque una testimonianza preziosa, una componente fondamentale della ricostruzione storica del nostro rapporto con la mobilità.

Il dato emerge dalla mostra allestita a Torino nel Centro Storico Fiat, intitolata “Dietro la pubblicità”: una rassegna di straordinario spessore, che ha avuto tanto successo da suggerire agli organizzatori di prorogarla fino al 28 ottobre. Allestita in occasione della prima edizione di Archivissima (festival internazionale degli archivi sponsorizzato da FCA Heritage) la mostra sulla pubblicità Fiat è visitabile gratuitamente la domenica, dalle 10 alle 19.

E’ un’occasione unica perconoscere da vicino oltre ottocento preziosi bozzetti realizzati tra gli anni Venti e gli anni Settanta del Novecento, appartenenti alla collezione del Museo e per la prima volta digitalizzati e mostrati al pubblico. E’ possibile vedere i disegni preparatori di autori come Sironi, Romano, Codognato, Riccobaldi, Dudovich, Puppo, svelati su riproduzioni e in parte anche in originale, che testimoniano le tecniche, i ripensamenti, la ricerca di un linguaggio capace di raccontare, lungo l’arco del Novecento, la Fiat e i suoi prodotti.

La documentazione (bozzetti, manifesti, cartelloni) va dagli anni immediatamente successivi alla Grande Guerra fino agli anni 70. Balilla, Ardita, Topolino (sempre definita Fiat 500), 1400, 1900, 600, 127… c’è la storia della Fiat nelle immagini selezionate, e dunque c’è gran parte dello sviluppo della motorizzazione in Italia. Ovviamente non mancano tracce evidenti del ventennio fascista, con le pubblicità di aerei (Fiat Aviazione) abbinate a parole come “Vinceremo”. Nel campo dell’auto, si parla di “eleganza della signora” nella pubblicità della Balilla, definita l’auto “per tutti”. E la piccola 500 era “auto e furgoncino utilitario per tutti”. Ma ciò che stupisce, degli storici messaggi pubblicitari, è il contenuto artistico: certi manifesti avevano un fascino paragonabile a quello di veri e propri quadri d’autore.

Sironi, Romano, Codognato, Riccobaldi, Dudovich. Puppo sono i nomi da “riscoprire” dei grandi creativi del secolo scorso, inimitabili firme della pubblicità d’autore. Autentici artisti al servizio della pubblicità. Basti citare, in proposito, l’opera firmata da Giuseppe Riccobaldi (1887-1976), ovvero la celeberrima Rampa su cui corrono delle grandi berline a fari lampeggianti: il cartellone probabilmente prende spunto dalla rampa dello stabilimento del Lingotto destinata a permettere alle vetture di raggiungere l’aerea pista di collaudo che riesce a stupire addirittura il grande architetto Le Corbusier. Questo manifesto è considerato un capolavoro. Del resto gli esperti affermano che il suo stile è influenzato dai futuristi e orientato verso la grafica tardo cubista.

La pubblicità d’autore emerge anche dalle altre “opere”, frutto dell’ingegno di artisti come Plinio Codognato (1878-1940), che nasce cartellonista pubblicitario e poi si dedica per venti anni alle auto, creando anche la Rivista Fiat. Stesso discorso per Mario Sironi (1885-1961), autore di molte campagne pubblicitarie ed espressione di una capacità d’innovazione che ha favorito la ripresa dell’arte grafica in Italia fra le due guerre, sottraendola al decorativismo ormai sterile del gusto liberty. Discorso a parte merita Marcello Dudovich, prima pittore poi pubblicitario, ma soprattutto – assieme ad altri come Leonetto Cappiello, Adolf Hohenstein, Giovanni Maria Mataloni e Leopoldo Metlicovitz - padre del moderno cartellonismo pubblicitario italiano. Non per niente lavorò anche per Alfa Romeo e Pirelli.

La mostra sulla pubblicità Fiat – vale la pena ricordarlo – rappresenta un’occasione di arricchimento culturale legato alla storia della Fiat, azienda dal futuro incerto ma con una storia straordinaria alle spalle, ben “raccontata” dal Centro Storico, che ha sede nella palazzina che ospitò il primo ampliamento, risalente al 1907, delle officine di corso Dante dove nacque la Fabbrica Italiana Automobili Torino.

Nel 1963 vi fu inaugurata un'esposizione permanente che racconta la nascita e lo sviluppo tecnologico, sociale ed economico dell’azienda. La sede è stata ampliata e arricchita nel 2011 per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d'Italia, e oggi si sviluppa su 3000 metri quadri. Una visita al Museo consente di scoprire “pezzi di storia” poco esplorati, come la produzione bellica e quella agricola; la Littorina, protagonista del trasporto ferroviario negli anni Trenta; i grandi motori per le navi, ma anche le biciclette, per non dire degli elettrodomestici, che caratterizzarono i consumi del secondo dopoguerra.

Le automobili hanno ovviamente un ruolo preponderante, con modelli storici che ripercorrono oltre un secolo di innovazione industriale e che ancora oggi esprimono il fascino della modernità. Non mancano importanti testimonianze cartacee, 300.000 disegni tecnici; 18.000 manifesti; 1.300 bozzetti; 5.000 tra volumi e riviste di automobilismo e storia industriale; 6 milioni di immagini; 200 ore di filmati storici.

Attraverso la ricostruzione di alcuni ambienti negli stabilimenti- simbolo di Fiat si percepiscono i cambiamenti dei metodi produttivi: dagli albori della lavorazione "artigianale" della prima officina di corso Dante alla catena di montaggio presente a Mirafiori negli anni Cinquanta, fino alla riproduzione dell'ufficio di Dante Giacosa, il progettista di modelli iconici come Topolino, 600 e 500: le vetture che hanno motorizzato l'Italia.

 

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Martedì 19 Giugno 2018 - Ultimo aggiornamento: 14:59 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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