La nuova Land Rover Discovery

Land Rover, alla riscoperta della Discovery: ibrida e tecnologica per sette persone

di Giampiero Bottino
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MILANO - Se il Defender è la bandiera del mito Land Rover per quanto riguarda il fuoristrada più estremo, la Discovery ne interpreta l’anima più versatile, verrebbe da dire quasi “borghese” considerata la disinvoltura con cui sa muoversi non solo sui terreni insidiosi, ma anche su asfalto dove sfoggia abitabilità, comfort e prestazioni all’altezza di una grande e accogliente berlina.

Una polivalenza evidenziata fin dalla nascita, nel 1989, ed evolutasi nel corso degli anni grazie al costante aggiornamento dei contenuti tecnici e stilistici e all’ampliamento della famiglia con l’arrivo – nel 2015 – della più filante e compatta versione Sport. Un cammino di crescita che trova il suo punto d’arrivo (almeno per ora) nel restyling della quinta generazione, entrata in scena nel 2017 e ora pronta ad affrontare la seconda parte del suo ciclo di vita sfoggiando contenuti di assoluta avanguardia.

Gli interventi stilistici, tutto sommato limitati, rientrano nel solco della tradizione Discovery conservandone i connotati più rappresentativi come il tetto rialzato e le generose dimensioni del terzo montante. Le modifiche riguardano soprattutto la griglia frontale, che sottolinea l’appartenenza alla famiglia uniformandosi a quella della Sport, caratterizzata dal disegno a nido d’ape e dall’elegante tinta Atlas,la stessa utilizzata per il nome del modello che campeggia sopra la calandra stessa.

Inevitabili, come è praticamente di rigore in caso di restyling, le modifiche apportate ai gruppi ottici che danno un contributo decisivo alla definizione dei connotati di un’auto. I fari sono ovviamente del tipo full Led, con quelli anteriori ai quali la tecnologia Matrix offre la possibilità di gestire l’intensità a la configurazione del fascio luminoso adattandolo alle diverse situazioni di guida (città, campagna, autostrada) in modo da garantire sempre la migliore visibilità. Come vuole una moda ormai consolidata soprattutto, ma non solo, tra i modelli i fascia medio alta, a completare il panorama di “idee luminose” della rinnovata Discovery concorrono gli indicatori di direzione dinamici anteriori e posteriori.

A livello di abitabilità, Discovery non teme confronti grazie alla capacità di accogliere fino a 7 persone adulte e alla migliorata accessibilità ai due posti della terza fila, mentre le sedute della fila 2, scorrendo in avanti e indietro fino a 16 cm, consentono di adeguare lo spazio a disposizione dei relativi occupanti. La configurazione dei posti può essere gestita anche tramite il grande display centrale da 11,4 pollici (cresciuto del 48% rispetto al precedente) dell’evoluto sistema di infotainment Pivi Pro.

Parlando di spazio non si possono dimenticare i bagagli. E i progettisti non lo hanno certamente fatto, visto che con i sedili della terza fila ripiegati il volume a disposizione del carico è di 1.231 litri, che salgono addirittura a 2.485 (dato paragonabile a un piccolo furgone) quando a bordo di sono solo due persone ed è così possibile abbattere anche gli schienali della seconda fila. E con l’equipaggio al completo resta abbastanza spazio (258 litri) per una sacca da golf o per tre trolley da cabina aerea. 

A sottolineare come ci si trovi di fronte a una vettura nata per soddisfare (anche) gli amanti dell’avventura concorrono idee innovative come l’abbinamento tra la generosa apertura del portellone e il “Powered inner tailgate”, un pannello ripiegabile che si dispiega all’apertura del portellone stesso, protendendosi verso l’esterno come una prolunga del pavimento del vano di carico. Grazie alla capacità di sostenere fino a 300 kg, si trasforma in una pratica panchetta lunga 285 mm comoda per un picnic in campagna piuttosto che per togliersi gli stivali infangati. 

Per quanto riguarda gli aspetti dinamici, la Discovery edizione 2021 può contare sulle motorizzazioni più evolute di Jaguar-Land Rover, quelle appartenenti alla famiglia modulare Ingenium interamente sviluppata all’interno del gruppo britannico. A parte il modello d’accesso, denominato P300 e spinto dai 300 cv erogati dal 4 cilindri 2.0 a benzina, le restanti versioni dispongono di unità 6 cilindri 3.0 a benzina da 360 cv e turbodiesel declinato nei livelli di potenza di 249 e 300 cv e sono del tipo Mhev, sono cioè vetture mild-hybrid la cui componente elettrica recupera l’energia che altrimenti andrebbe dispersa nei tradizionali sistemi di propulsione termica, immagazzinandola per riutilizzarla nelle fasi di partenza e accelerazione. 

Grazie alla presenza di un tradizionale turbo “twin scroll” e di un compressore volumetrico elettrico a 48 Volt, questa soluzione regala una spinta immediata (basta mezzo secondo per arrivare a 6.500 giri al minuto), combinando le performance di un sei cilindri con l’efficienza di un quattro e contribuendo a rendere più raffinato, a quindi più efficace in termini di contenimento dei consumi e delle emissioni, il funzionamento del sistema stop/start.

Per il resto, tutte le versioni condividono la medesima trasmissione. Si tratta dell’evoluto cambio automatico a 8 rapporti leggero ed efficiente (altro vantaggio in fatto di consumi), che non rinuncia ai passaggi di marcia dolci e precisi ai quali si sono abituati i “frequentatori” della famiglia Discovery.

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Mercoledì 17 Marzo 2021 - Ultimo aggiornamento: 19-03-2021 09:16 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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