Le Ferrari Monza SP1 e SP2

Monza SP, le barchette da sogno del Cavallino. La Ferrari toglie il velo sulle favolose SP1 e SP2

di Sergio Troise
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PARIGI - Viviamo un’epoca di transizione e nei saloni dedicati alle automobili la parte del leone la fanno i concept proiettati nel futuro. Un futuro fatto di auto elettriche, ibride, connesse, autonome, oggi prefigurate da prototipi che ci sembrano astrusi, con forme totalmente diverse da quelle delle auto attuali, in cui la funzione sovrasta la forma, fino a penalizzare persino il gusto del bello. In questo panorama affacciato su un futuro tutto da scoprire, però, si registrano ancora sacche di resistenza. Che non costituisco un rifiuto del nuovo che avanza, no, ma tengono stretto il rapporto tra passato e futuro, facendo del legame tra tradizione e innovazione la cifra distintiva di prodotti unici, inimitabili, in alcuni casi carichi di cultura.
 

 

Esempio eclatante di questa filosofia è costituito dalle neonate Ferrari Monza SP1 e SP2: sono i primi esemplari della linea Icona della Casa di Maranello, che nasce dalla volontà di ispirarsi alle più evocative vetture degli anni cinquanta per realizzare auto dotate delle migliori tecnologie oggi disponibili. Del resto la Ferrari è l’azienda automobilistica che più di ogni altra può rappresentare il meglio della Storia dell’auto e del suo futuro, non foss’altro che per essere l’unica al mondo ad aver partecipato a tutti i campionati del mondo di Formula 1, dal 1950 ad oggi, da quando si gareggiava con motori anteriori di grande cilindrata, freni a tamburo, caschetti in pelle e occhialoni, fino alle monoposto ibride di oggi, con motori di 1,6 litri, supporti elettrici, piloti protetti e assistiti da soluzioni tecnologiche di assoluta avanguardia. E’ l’esempio vivente, la Ferrari, di una storia lunga e coerente, fatta di ricerca e sviluppo costanti, ma saldamente legata al suo passato, alla sua storia.

Le due più recenti novità nate in questo contesto hanno conquistato la scena e suscitato ammirazione pressoché incondizionata da parte del pubblico e degli addetti ai lavori. Ispirate alle leggendarie “barchette” degli anni cinquanta (da competizione e stradali), le Ferrari Monza SP1 e SP2 hanno infatti un fascino non riscontrabile nelle supercar di più recente generazione.

Ma vediamo, più da vicino, come sono fatte: misurano 4,65 metri in lunghezza, sono larghe un soffio meno di due metri e alte appena 1,15. Sono molto simili tra loro, ma si distinguono per un dettaglio tutt’altro che secondario: la SP1 è una singolare monoposto, la SP2 offre due posti. Ciò comporta anche una minima differenza di peso (1500 kg contro 1520). Tutto il testo, ovvero telaio, motore, meccanica, prestazioni, sono identici. Sarà possibile scegliere il colore preferito, e con ogni probabilità prevarrà il rosso Ferrari. Ciò detto, i primi due esemplari usciti da Maranello sfoggiano una livrea grigia con banda gialla la monoposto (i colori della storica Ecurie Francochamps) e il nero la biposto.

Dotate del più potente motore aspirato mai uscito dalla fabbrica di Maranello, il V12 6,5 litri della Supefast portato a 810 cv (10 in più) raggiungono i 100 km/h in 2,9 secondi, i 200 km/h in 7,9 e assicurano una velocità massima di 300 km/h. Per la costruzione si è fatto largo uso di fibra di carbonio, in modo da privilegiare il rapporto peso/potenza, ma ciò che spicca maggiormente sono le soluzioni adottate per l’aerodinamica, visto che sono prive del parabrezza. Già, perché una delle caratteristiche salienti di queste due Ferrari en plein air ad altissime prestazioni è proprio l’assenza della protezione in cristallo. A tale scopo è stato sviluppato un cupolino specifico denominato “Virtual Wind Shield” (brevettato) sul quale sono state applicate soluzioni innovative tali da carenare il quadro strumenti e il volante e deviare i flussi d’aria. Per il resto Flavio Manzoni, capo del Centro Stile Ferrari, ha firmato un design puro ed essenziale, che si fa apprezzare per l’assenza di vistosi spoiler e alettoni, a vantaggio di forme fluide, minimaliste, persino eleganti, impreziosite da dettagli raffinati. In questo contesto spiccano le portiere di dimensioni ridotte, con apertura verso l’alto, l’apertura in avanti del cofano motore, che integra anche i parafanghi, e i rollbar carenati, integrati perfettamente nella linea dell’auto.

«E’ un concetto oggi assolutamente unico, tipico delle barchette delle Ferrari anni 50» ha detto Manzoni. L’architettura dei due modelli, infatti, si presenta come quella di un bolide dalla forma monolitica e aerodinamica a profilo alare, dove la completa assenza del padiglione ha consentito di definire proporzioni uniche, impensabili su una moderna spider tradizionale. «L’ebbrezza della velocità che ne deriva, finora riservata quasi esclusivamente ai piloti della Formula 1 – è stato spiegato - è direttamente legata al concetto di un cockpit scavato nel volume della vettura, che accoglie il pilota e tutta l’interfaccia di guida». Delle Ferrari Monza SP1 e SP2 verranno prodotti, in tutto, non più di 499 esemplari, già destinati ai soliti collezionisti del Cavallino sparsi nel mondo. Gente disposta a spendere, senza battere ciglio, cifre dell’ordine di un milione e 600mila euro!
 

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Domenica 4 Novembre 2018 - Ultimo aggiornamento: 05-11-2018 15:31 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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