ROMA. In Italia ci sono due questioni aperte, di cui si parla da sempre, senza arrivare ad un approdo: la costruzione del Ponte di Messina e la riforma del Codice della Strada. Ora, sull’opportunità di costruire il ponte tra Calabria e Sicilia è possibile continuare a discutere per anni: non è questione di vita o di morte, e la mancata realizzazione dell’opera non incide né sulla vita delle persone né sui costi sociali. La riforma del Codice della Strada, invece, è proprio questione di vita o di morte: migliorare la normativa che regola la circolazione di auto e moto, ed ora anche di bici e monopattini, è infatti necessario per sconfiggere la piaga dell’insicurezza stradale.
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Basti dire, in proposito, che nel nostro Paese, nel 2019, sono stati 172.183 gli incidenti stradali con lesioni a persone, con 3.173 vittime (deceduti entro 30 giorni dall’evento) e 241.384 feriti. Rispetto al 2018, a dire il vero, c’è stato un lievissimo miglioramento, probabilmente spiegabile però con i sensibili progressi fatti dall’industria automobilistica in materia di sicurezza, mentre poco o nulla s’è fatto per migliorare le infrastrutture (ponte San Giorgio di Genova a parte) e per aggiornare la normativa.
Ci sarà la svolta con l’approvazione del tanto atteso nuovo Codice della Strada? Staremo a vedere. Intanto, mentre l’attenzione di noi tutti era concentrata sul post lockdown, sulle elezioni regionali e sul referendum costituzionale, nel testo del disegno di legge di conversione del decreto semplificazione, approvato in Senato, sono state introdotte (silenziosamente) numerose novità mirate a modificare il Codice della Strada.
«Si tratta di una vera e propria mini riforma» ha osservato l’Ufficio Studi dell’Asaps (Associazione sostenitori e amici della Polizia Stradale), guardando con interesse all’avanzamento dei lavori parlamentari. Un avanzamento – sia chiaro – ancora lento e farraginoso, visto che dopo la ripartenza alla Camera dell’esame della riforma del Codice, subito è stato deciso il ritorno in Commissione Trasporti, da dove era arrivato. Ora speriamo nella corsia preferenziale del decreto semplificazione, e attendiamo con fiducia gli sviluppi. Intanto, però, vale la pena dare uno sguardo alle questioni più calde sul tappeto.
Sono davvero tante le novità che potrebbero modificare il Codice. Alcune condivisibili, altre discutibili. Qui di seguito illustriamo le principali, concentrando l’attenzione sulle violazioni più diffuse, e relativi rimedi. Spiccano sicuramente l’uso del telefono alla guida e il mancato fissaggio delle cinture di sicurezza (soprattutto quando si è passeggeri trasportati), ma non mancano novità legate alla diffusione delle auto ibride ed elettriche.
In caso di uso del telefono mentre si è alla guida, il nuovo Codice prevede, alla prima violazione, una sanzione pecuniaria da 422 a 1697 euro, con la sospensione della patente da 7 giorni a due mesi, oltre alla decurtazione di 5 punti sulla patente. In caso di doppia violazione nel biennio, sanzione amministrativa pecuniaria da 644 a 2588 euro, sospensione della patente da uno a tre mesi, decurtazione di 10 punti sulla patente.
In materia di cinture di sicurezza, nel caso di mancato uso da parte di trasportati maggiorenni, si applica la sanzione anche al conducente, ma con esclusione di tassisti e di conducenti di veicoli adibiti al servizio NCC, i quali sono tenuti soltanto a ricordare ai passeggeri l’obbligo di utilizzo mediante cartelli o altre modalità di avviso. Il nuovo Codice prevede inoltre che da gennaio 2024 tutti gli scuolabus dovranno essere muniti di cinture di sicurezza, anche se non viene introdotto l’obbligo di allacciarle.
Motociclisti, scooteristi, ciclisti, pedoni e disabili vengono raggruppati, nel nuovo Codice, sotto la voce “Utenza vulnerabile”. Per tutti loro risulterà decisiva la riforma in materia di protezione fisica (casco) e rispetto delle regole di circolazione. Viene introdotta la responsabilità del conducente del motoveicolo e/o del motorino nel caso non sia indossato il casco dal passeggero. La protezione del capo diventerà obbligatoria anche per i minori di 12 anni che guidano una bici.
Una delle novità che suscitano maggiore curiosità è la fissazione del tempo minimo di 3 secondi per il giallo al semaforo. La questione si trascina da anni, e ha provocato casi giudiziari trascinatisi fino in Cassazione. C’è chi fa di tutto per passare, accelerando, prima che scatti il rosso; ma c’è anche chi rallenta, prudentemente, pensando di rischiare di non farcela. Finora il Codice non ha previsto una durata minima del giallo semaforico. Il nuovo Codice, a quanto pare, lo farà, fissando il termine a 3 secondi.
Per gli attraversamenti sulle strisce viene introdotto l’obbligo, già in vigore in molti paesi stranieri, di dare la precedenza ai pedoni che si accingono ad attraversare la strada, anziché a quelli che abbiano solo iniziato l’attraversamento, come previsto finora. A tal proposito vale la pena notare che gli attraversamenti potranno essere rialzati al livello del marciapiede, che potrà essere anche colorato, in modo da agevolarne il riconoscimento.
Sarà possibile dotare gli attraversamenti di sensori che attivano segnali luminosi di pericolo al passaggio di pedoni. Su tutte le strade, inoltre, per tutta la larghezza della carreggiata potranno essere adottati sistemi di rallentamento della velocità con elementi di moderazione del traffico come bande trasversali ad effetto ottico, acustico o vibratorio, restringimenti, chicane, ecc.
In materia di sicurezza, com’è noto, è diffusa la teoria che tutto dipenda dalla velocità. Che in vero è soltanto una delle possibili cause d’incidenti. In questa ottica il nuovo Codice prevede controlli di velocità nei centri urbani con autovelox fissi anche sulle strade cittadine (oggi vietati dalla legge). Sarà il prefetto ad autorizzare le nuove postazioni, attraverso una analisi degli incidenti avvenuti e sulle loro cause.
La nuova normativa prevede anche che i sindaci potranno istituire stalli di sosta per i veicoli delle donne in stato di gravidanza o con un bimbo di età non superiore a due anni, munite del nuovo “contrassegno rosa”. Nella segnaletica verticale potranno essere inseriti messaggi sociali e di sensibilizzazione, finalizzati alla tutela e alla sicurezza della circolazione. Novità anche per i passaggi a livello: per chi viola le norme di comportamento, le sanzioni amministrative passano da 167 a 666 euro.
Il pacchetto a tutela dei ciclisti, poi, prevede l’introduzione della cosiddetta “strada urbana ciclabile” ad unica carreggiata, con banchine pavimentate e marciapiedi, con limite di velocità non superiore a 30 km/h, definita da apposita segnaletica verticale ed orizzontale. Se non bastasse, si prevede anche la novità del “doppio senso ciclabile” su strade cittadine, lì dove il limite massimo di velocità sia inferiore o uguale a 30 km/h.
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Nel testo (non definitivo) del nuovo Codice non si fa riferimento ai monopattini, che pure stanno invadendo le strade delle nostre città. Ciò si spiega col fatto che dal 30 dicembre un emendamento pubblicato in Gazzetta Ufficiale li equipara alle biciclette, purché rientrino in determinate caratteristiche (potenza del motorino elettrico e velocità massima). Finora non sono richiesti né casco, né patentino, né un’assicurazione, ma soltanto un campanello, un fanale anteriore e un fanalino posteriore con catarifrangente.
Inevitabile invece l’attenzione posta dal legislatore all’evoluzione del parco circolante, con la diffusione delle auto ibride ed elettriche e la necessità di aggiornare la normativa in materia di circolazione nelle aree urbane. Una delle new entry è la decurtazione di 2 punti sulla patente nel caso venga lasciata l’auto in sosta nello spazio riservato ad una ricarica per veicoli elettrici. Ma, soprattutto, la riforma del Codice prevede anche lo stop all’accesso libero riservato finora ai veicoli ibridi nelle ZTL. Il via libera verrebbe riservato esclusivamente ai veicoli elettici, con deliberazione della giunta comunale. Inutile dire che, ovemai questa normativa diventasse legge dello Stato, si solleverebbero polemiche a non finire, visto che i veicoli ibridi plug-in hanno la capacità di muoversi a emissioni zero (sia pure per un numero limitato di chilometri) esattamente come i full electric.
Tornando alla sicurezza, sarà riformato il sistema di controllo dell’eventuale stato di alterazione alla guida provocato dall’uso di sostanze stupefacenti. Gli accertamenti eseguiti dagli agenti di Polizia verranno effettuati sul fluido salivare anziché su campioni di mucosa del cavo orale, come previsto dal testo finora in vigore. Stranamente verrà invece consentita la pubblicità all’interno delle rotatorie, ma verrà regolamentata con un apposito decreto del ministero dei Trasporti (sarà interessante capire come). Non con l’obiettivo di favorire l’attenzione alla guida, ma per perseguire scopi sociali, viene inoltre introdotto “il divieto su strade e veicoli di ogni forma di esposizione pubblicitaria il cui contenuto proponga messaggi sessisti, violenti o stereotipi di genere offensivi o proponga messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civile e politici, del credo religioso, dell’appartenenza etnica ovvero discriminatorie rispetto all’orientamento sessuale, all’identità di genere, delle abilità fisiche e psichiche”.
La riforma del Codice riguarderà, naturalmente, anche molti altri aspetti, di cui per ora non si sa ancora troppo. E’ certo però che non sarà più possibile inviare una contravvenzione a casa, per divieto di sosta, senza aver lasciato prima l’avviso sul parabrezza. Le associazioni dei consumatori avevano infatti protestato, osservando che in mancanza del documento lasciato sull’auto il trasgressore non avrebbe potuto usufruire del vantaggio della sanzione in misura ridotta e senza spese di notifica. Altre novità, tutte da scoprire, riguarderanno le auto d’epoca o d’interesse storico, la normativa sulle revisioni, i veicoli pesanti, le macchine agricole. Una materia vastissima, sulla quale è auspicabile che si faccia finalmente chiarezza definitiva.