
Ruggito Aston Martin, Il brand britannico, con 110 anni di storia, vive una fase di notevole fermento tecnologico e sportivo

Aston Martin, la protagonista delle GT fa il salto nelle Hypercar. Il brand inglese punta ad inserirsi nella lotta per la vittoria assoluta

Aston Martin, la protagonista delle GT fa il salto nelle Hypercar. Il brand inglese punta ad inserirsi nella lotta per la vittoria assoluta

Aston Martin DB12 Volante Palm Beach Edition, la one-off che esalta la Florida. Ha tinte ispirate al mare
Quando Lionel Martin e Robert Bamford nel 1913 vinsero per la prima volta la Aston Hill, lo fecero con un telaio Isotta Fraschini sul quale avevano montato un 4 cilindri Coventry-Simplex. Sarà per questo evento fondativo che tra Aston Martin e l’Italia c’è da sempre un legame particolare. «C’è stato anche con le carrozzerie Zagato e Touring Superleggera – ricorda Marco Mattiacci, chief brand e commercial officer del celebre marchio automobilistico britannico – ma la verità è che questo legame è inevitabile perché Aston Martin è un mondo di bellezza e la nostra cultura umanistica ci permette di apprezzare determinati valori. Penso ad esempio al legame che c’è tra la sartoria napoletana e quella di Savile Row».
Sicuramente il legame tra Aston Martin e l’Italia sta nello stesso Mattiacci e nella pletora di manager e tecnici che nel 2020 sono approdati a Gaydon dopo l’arrivo della Lawrence Stroll che – manco a dirlo – è subentrato ad un altro italiano come Andrea Bonomi e del suo fondo Investindustrial. Sono Roberto Fedeli, Claudio Santoni, Claudio Della Casa, Giorgio Lasagni, Vincenzo Regazzoni e Amedeo Felisa che solo qualche mese fa, per sopravvenuti limiti d’età, ha lasciato la sua poltrona di amministratore delegato ad Adrian Hallmark: professionisti che hanno nel loro curriculum ruoli di primo piano all’interno di BMW, Ferrari, Lamborghini, Maserati e McLaren e che stanno guidando l’Aston Martin ad una rifondazione tecnica e di immagine. «Quando siamo arrivati 4 anni fa – ricorda Mattiacci – Aston Martin era design e british, ma mancavano gli aspetti della performance, della tecnologia, della dinamica del veicolo… stiamo aggiungendo un pezzo dopo l’altro al puzzle e oggi possiamo offrire qualcosa di unico, credibile dove i prodotti sfruttano le tecnologie che sviluppiamo nelle competizioni. Oggi il lusso è innovazione e c’è un appetito molto forte per il brand Aston Martin». Lo dicono, tra l’altro, i 250 esemplari venduti a 3 milioni di euro cadauno della Valkyrie, una sorta di Formula 1 stradale progettata dal genio Adrian Newey. E poi c’è la nuova gamma, a partire dalla DB12, continuando con la nuova Vantage, entrambe sia in versione coupé sia in quella scoperta che, come è noto, è denominata Volante, termine che di anglosassone non ha proprio nulla. Entrambe sono spinte da un V8 4 litri biturbo di origine AMG che eroga 665 cv sulla Vantage e 680 cv sulla DB 12, accoppiato in ogni caso ad un cambio automatico-sequenziale a 8 rapporti per uno 0-100 attorno ai 3,5 secondi e velocità oltre la soglia delle 200 miglia orarie che, per chi vive nel mondo del sistema metrico decimale, vogliono dire almeno 324 km/h.
Ma non c’è solo questo. Ci sono carreggiate più larghe, ammortizzatori e differenziale a controllo elettronico, freni Brembo (carboceramici a richiesta) e sistemi di controllo della dinamica regolati da un accelerometro a 6 assi. Insomma, quello che serve per avere tra le mani una GT che sa andare forte ed è tutta da guidare. E poi ci sono l’infotelematica di nuova generazione, mai vista su un’Aston, e la pelle Bridge Of Weir cucita a mano. Caratteristiche che ritroviamo anche sulla DBX recentemente rivista proprio negli interni, anche con tocchi di Alcantara. Qui il V8 tedesco fornisce ben 707 cv ed è accoppiato ad un cambio a 9 rapporti di origine AMG e alla trazione integrale per uno 0-100 in 3,3 secondi e una velocità massima di 310 km/h. «È il suv con il rapporto peso/potenza migliore al mondo e si guida come una sportiva» aggiunge Mattiacci che, oltre ad essere uomo di prodotto e di brand, è anche uomo di vendite e, come rappresentante della Aston Martin italiana, ci tiene molto a fare bene in patria.
Qui giochiamo il nostro campionato del mondo – afferma – perché qui i nostri clienti hanno una cultura della bellezza, motoristica e del lusso che è davvero unica. Fare bene in Italia è una cartina di tornasole fondamentale». E poi c’è il futuro. L’elettrico? Rimandato al 2027, ma si può contare su partner di prima grandezza come Lucid e Geely, grazie alle partecipazioni azionarie che li accomunano ad Aston Martin. Nel frattempo arriva la Valhalla, un’ibrida plug-in – la prima e non certo l’ultima – da oltre mille cavalli in fibra di carbonio e aerodinamica attiva con V8 biturbo centrale e tre motori elettrici in 999 pezzi da 750mila euro l’uno. «L’obiettivo è portare una special ogni 18 mesi» conclude Mattiacci menzionando la novità attesa a giorni: un nuovo V12, tutto Aston Martin da 835 cv. Lui non pronuncia la parola “Vanquish”, ma ci siamo capiti…