La wallbox Engie per la Jeep Renegade

Wallbox, ecco l'invasione: per molti ricaricare a casa è l’unico modo per utilizzare la vettura a batterie

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ROMA - Tutti sostengono che lo sviluppo dell’auto elettrica dipende da una rete di ricarica pubblica capillare e capace di offrire rifornimenti sempre più rapidi. Eppure le statistiche dicono che almeno l’80% delle ricariche avviene a casa. Paradosso? Niente affatto. Sfruttare il tempo in cui l’auto è ferma per rifornirla, magari utilizzando l’energia prodotta dal proprio impianto di pannelli fotovoltaici, è la cosa più logica e virtuosa visto che l’auto ricaricabile – elettrica o ibrida plug-in che sia – è davvero amica dell’ambiente se sfrutta le energie rinnovabili e non sposta semplicemente il problema lontano dalla vostra auto e dai vostri polmoni.


Non tutti però hanno un’abitazione indipendente. Già con un box o un posto auto bisogna fare i conti con il condominio e, fino a qualche anno fa, era necessario il voto unanime in assemblea per l’installazione della cosiddetta wallbox, il dispositivo in grado di erogare corrente con potenza maggiore di quella che potremmo prendere dalla normale spina. Oggi non è più così, anzi le normative edilizie favorirebbero anche l’installazione e la predisposizione di impianti di ricarica per l’auto alla spina, ma rimangono molte problematiche burocratiche, tecniche e di sicurezza che possono scoraggiare chi è pronto a divorziare dalla pompa di rifornimento per sposare il cavo. Per questo le case automobilistiche hanno predisposto per i propri clienti servizi appositi, in collaborazione con le stesse aziende che ci portano l’energia a casa. In pratica, si entra in concessionaria e il consulente di vendita, insieme alla vettura e al piano di finanziamento, propone anche, con prezzi a partire da circa mille euro, un pacchetto che comprende il sopralluogo a casa del cliente per verificare ed eventualmente curare l’installazione della wallbox.

Lo si può fare acquistando, ad esempio, una Fiat 500e o una Jeep Compass 4xe grazie all’accordo con Engie Eps oppure una Peugeot, una Hyundai, una Nissan o una Volvo elettrica o ibrida plug-in, avvalendosi di Enel X mentre Jaguar Land Rover ha scelto Mennekes, Toyota si è rivolta ad Edison e Ford propone wallbox con il proprio marchio e una rete di tecnici convenzionati. Questi pacchetti possono comprendere anche la possibilità di ricaricarsi presso la rete pubblica. Volendo, si può anche acquistare la wallbox autonomamente, affrontando da soli tutte le problematiche, oppure ci si può rivolgere direttamente alle aziende cui paghiamo la bolletta.
In commercio ve ne sono da 3,7 kW, 7,4 kW o 11 kW e si arriva fino 22 kW, dunque le stesse potenze delle colonnine pubbliche a corrente alternata.

Prima di scegliere quella che fa per voi, occorre verificare quale potenza è in grado di accogliere il caricatore di bordo dell’auto: se è da 3,7 kW, è inutile prendere una wallbox da 7,4 kW. Altro aspetto da valutare è la capacità della batteria. Auto come Porsche Taycan e Audi E-Tron hanno “serbatoi” da circa 90 kWh e dunque hanno bisogno di potenze di ricarica maggiori. Per questo Porsche ha stretto un accordo con Alpiq E-Mobility e Agn Energia che permette di installare a casa una wallbox da 11 kW con contatore dedicato e avere ricariche illimitate pagando un forfait di 100 euro al mese. Anche Audi ha predisposto con Enel X un servizio di installazione a casa wallbox fino a 22 kW dotate di cavo incorporato con tutta la consulenza per adeguare il proprio impianto domestico e tariffe dedicate. Anche il mondo del noleggio si sta muovendo. Ad esempio, ALD Automotive offre ai clienti privati pacchetti che, oltre al canone di noleggio, prevedono servizi di ricarica pubblica e l’installazione della wallbox. Ma ci sono altri due aspetti fondamentali da prendere in considerazione per ricaricare la propria auto a casa. La prima è di ordine economico: un kWh di energia domestica (spese accessorie escluse) costa la metà che alle colonnine. Oltretutto, per l’installazione di wallbox sono previste detrazioni al 50% e addirittura del 110% grazie al cosiddetto Superbonus.

L’altro aspetto è psicologico e comportamentale. L’auto elettrica ha un’autonomia ridotta e non può essere rifornita ovunque dunque si tende a fare sempre il pieno e, se possibile, in modo rapido per risparmiare tempo. In realtà, va rifornita in modo diverso e l’ideale è farlo con piccole ricariche a bassa potenza – tecnicamente si chiama biberonaggio – superando l’80% solo se è necessario. Andare oltre allunga di molto i tempi e, farlo sistematicamente, accorcia la vita della batteria. Per questo, una wallbox è la migliore compagna per vivere serenamente la nuova mobilità.

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Mercoledì 10 Febbraio 2021 - Ultimo aggiornamento: 13-02-2021 19:31 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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