Il nuovo Michelin Primacy 4

Michelin lancia Primacy 4: «Cambiare le gomme spesso non migliora la sicurezza, la qualità si misura con la durata»

di Sergio Troise
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ROMA - Migliorare la sicurezza sull’asciutto e sul bagnato, incidere sulla riduzione dei consumi, contribuire alla sostenibilità ambientale, incrementare la durata. Sono gli obiettivi che i produttori di pneumatici perseguono con investimenti su ricerca e sviluppo e aggiornamento costante della produzione. In questa ottica Michelin ha presentato recentemente il Primacy 4, pneumatico di nuova generazione disponibile in 60 dimensioni, dai 15 ai 18 pollici, destinato a vetture di vario tipo, dalle citycar al segmento E, e anche ad alcuni Suv compatti. Frutto di tre anni sperimentazione, il nuovo pneumatico del colosso francese della gomma non aumenta di prezzo rispetto al predecessore Primacy 3, ma mira a batterne il record di 120 assegnazioni come primo equipaggiamento.

18.000 km in più. Secondo le informazioni fornite dalla Casa, grazie all’impiego di elastomeri di ultima generazione e a un inedito disegno del battistrada (canali più rettangolari e meno trapezoidali) il nuovo pneumatico «riesce ad assicurare un ottimo grip sul bagnato, dal primo all’ultimo chilometro, senza compromessi sulla durata». A proposito di durata, Michelin assicura che «Primacy 4 è il nuovo leader assoluto, con una percorrenza di 18.000 chilometri in più rispetto ai concorrenti».

1,6 mm: ok lo spessore è giusto. «Tutto ciò – spiega Valerio Sonvilla, responsabile prodotto di Michelin Italia – è frutto di tre anni di ricerca sui materiali, ma si fonda anche sulla certezza che la vita d’un pneumatico può essere più lunga di quanto si creda. Molti, infatti, cambiano le gomme quando il battistrada ha ancora 3 o addirittura 4 millimetri di spessore, mentre la legge prevede che il livello minimo tollerato è di 1,6. E vi assicuro – aggiunge il manager della multinazionale francese – che al di là delle normative, gomme con battistrada a 1,6 mm di spessore assicurano prestazioni eccellenti e massima sicurezza, e sarebbe uno spreco sostituirle prima». E ancora: «Un pneumatico premium con una scultura del battistrada a 1,6 mm può essere più performante di un pneumatico economico, nuovo o quasi nuovo».

Sicurezza e battistrada. A sostegno della tesi, in casa Michelin sostengono che nessuna statistica permette di stabilire la relazione tra un aumento degli incidenti e il fatto che lo spessore del battistrada sia inferiore a 3 o 4 mm. La sicurezza, infatti, non dipende dalla profondità del battistrada. Gli spazi di frenata, ad esempio, possono dipendere dai fattori più disparati, come la composizione del fondo stradale, le condizioni meteorologiche (umidità, temperatura), la pressione o la temperatura della gomma. Al di là delle caratteristiche intrinseche del pneumatico entrano in gioco molteplici fattori, dunque, non ultima la capacità di guida di chi sta al volante.

Attenti al bagnato. Addirittura è provato che su fondo asciutto una gomma al limite degli 1,6 mm di usura migliora il comportamento dell’auto e la piacevolezza di guida. E poi, riducendosi la resistenza al rotolamento diminuisce il consumo di carburante. Con il battistrada al limite, dunque, si deve fare maggiore attenzione soltanto in caso di pioggia o neve, in quanto le prestazioni, in queste condizioni, calano. Ciò detto, Michelin fa notare che il calo avviene in maniera lenta e costante ed è il guidatore che deve adattarsi al comportamento dell’auto, senza per questo affrettarsi a cambiare le gomme. In proposito, vale la pena ricordare che il 99% degli incidenti su bagnato avvengono non per acquaplaning (fenomeno che richiede un battistrada al top), ma su strati d’acqua inferiori al millimetro.

No agli sprechi. Anticipare la sostituzione non è dunque una saggia precauzione? «E’ come buttare una bottiglia d’acqua minerale mezza piena, o un pennarello che scrive ancora. Uno spreco. Una di quelle scelte sbagliate che fanno venire in mente il concetto di obsolescenza programmata, ovvero la scadenza di un prodotto stabilita a prescindere dal suo funzionamento» osserva ancora Sonvilla, rivendicando la scelta di campo della Michelin, che da un lato mira ad evitare speculazioni suggerite da produttori e commercianti intenzionati a favorire la vendita di pneumatici a basso costo, e dall’altro punta decisamente a difendere l’ambiente, evitando sprechi e inutili immissioni di sostanze nocive nell’atmosfera.

Sì alla difesa ambientale. In un mondo in cui tutti si dicono paladini all’ecologia, sembrerebbe dunque che ci sia qualcuno, proprio tra i “principali indiziati” d’inquinamento, che abbia preso seriamente coscienza del problema. E infatti, nei documenti che definiscono la strategia del colosso francese della gomma, si leggono considerazioni illuminanti. Come questa: «In Europa un cambio di pneumatici a 3 mm anziché a 1,6 avrebbe come conseguenza l’utilizzo di 128 milioni di pneumatici in più l’anno, cioè 9 milioni di tonnellate in più di emissioni di anidride carbonica. L’aumento dei costi per i consumatori sarebbe di circa 6,9 miliardi di euro come conseguenza della maggior frequenza della sostituzione dei pneumatici e dell’aumento del consumo di carburante». E ancora: «1,5 milioni di tonnellate di materie prime sarebbero perse annualmente, equivalenti a una richiesta energetica di 290 milioni di tonnellate di petrolio greggio, cioè la produzione annuale di Messico e Venezuela insieme. E infatti – si legge ancora nel rapporto diffuso da Michelin - anche il riciclo consuma energia, e più materia si deve riciclare, meno efficaci si è in termini di sostenibilità».

Scelta radicale. Le misure intraprese per migliorare i pneumatici partono dunque da una scelta di campo radicale fatta a Clermont Ferrand: aumentare la durata. Ciò permette di limitare il consumo di materie prime, utilizzare i pneumatici più a lungo e in sicurezza e diminuire, assieme alla resistenza al rotolamento, le emissioni di CO2, responsabili di una percentuale che oscilla tra l’85% e il 98% della Carbon Footprint (l’impronta di carbonio che misura le emissioni di CO2 legate all’uso di combustibile fossile).

Ricerca e sviluppo. «La performance sostenibile è la chiave della nostra strategia, perciò ragioniamo in termini di durata, non di consumo, e vorremmo che responsabilità, sostenibilità e performance fossero gli obiettivi su cui puntare insieme a tutta l’industria legata ai pneumatici» ha dichiarato Terry Gettys, vice presidente di Ricerca e Sviluppo e membro del Comitato Esecutivo del Gruppo Michelin. «Nel nostro centro di tecnologie avanzate, a Ladoux - ha aggiunto Gettys - da decenni l’innovazione permette di migliorare costantemente le performance di pneumatici nuovi e usati. L’unico criterio quando è in gioco la sicurezza è la performance dei pneumatici, non lo spessore del battistrada».

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Venerdì 23 Marzo 2018 - Ultimo aggiornamento: 24-03-2018 16:01 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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