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CASCAIS – Un’altra stagione e terza generazione per la Mini Countryman, chiamata ad inaugurare un nuovo corso per il marchio britannico del gruppo BMW che la vedrà rinnovare completamente la gamma nell’arco di un anno accelerando il processo di elettrificazione che la porterà ad essere elettrica al 100% entro il 2030.
La nuova Mini Countryman nasce sulla stessa piattaforma UKL2 utilizzata dalla precedente generazione, ovviamente migliorata per rimanere al passo con i tempi per la sicurezza e fare spazio ad una batteria più grande. Scompare infatti la versione ibrida plug-in e, in cambio ne arrivano due elettriche: la E con motore anteriore da 150 kW e 250 Nm e la SE con doppio motore, da ben 230 kW e 494 Nm, entrambe con la batteria da 66,45 kWh (64,6 Kwh netti), ricaricabile a 22 kW in corrente alternata (potendo sfruttare al massimo le normali colonnine pubbliche) e a 130 kW in corrente continua. Nel primo caso l’autonomia è di 462 km, di 433 km nel secondo.
In gamma poi ci sono due motori a benzina, tutti turbo ad iniezione diretta con sistema mild-hybrid a 48 Volt e cambio doppia frizione a 7 rapporti. Il 3 cilindri 1.5 della Countryman C ha 170 cv mentre il 4 cilindri 2 litri con trazione integrale ha due livelli di potenza: i 218 cv della S e i 300 cv della John Cooper Works che accelera da 0 a 100 km/h in 5,4 secondi e raggiunge 250 km/h, anche grazie ad un coefficiente aerodinamico di penetrazione che passa da 0,31 a 0,26. E questo nonostante linee più nette per dimensioni maggiori. La lunghezza infatti cresce da 4,3 a 4,43 metri, ma crescono anche l’abitabilità e il bagagliaio: sfruttando il divanetto posteriore 40/20/40 traslabile per 13 cm e abbattibile, si va da 505 a 1.530 litri.
Oltre a questo, le luci più sottili e verticali permettono di avere una luce di ingresso più ampia, per operazioni di carico e scarico sicuramente più agevoli. La nuova Mini Countryman è più “digitale” sia fuori sia dentro. All’esterno proprio per le firme luminose dei gruppi ottici, in aggiunta ci sono quegli elementi che si chiedono ad una Mini e ad una JCW, con particolari cromaticamente d’impatto e due coppie di scarichi che preannunciano grinta e prestazioni. La maggior “digitalità” all’interno è espressa con una plancia dove scompaiono gli strumenti di fronte al guidatore – la massimo c’è l’head-up display – e rimane solamente lo schermo OLED al centro da 9,4” di diametro del sofisticato sistema OS 9, dall’eccellente resa cromatica e basato su Android Open Source Project.
Anche il parco pulsanti è notevolmente più scarno. Sparisce la solita nutrita fila di “toggle” e ne rimane solo qualcuno, tra cui quello del cambio, piccolo praticamente come quello che permette di selezionare una delle otto “experiences”, ovvero le modalità guida che vengono accompagnate un segnale acustico e un cambio grafico deciso della grafica. Belli i tessuti e i rivestimenti che lasciano trasparire in trama colori diversi e, quando cala la luce, anche quelli dell’illuminazione ambiente. Sulla JCW in più ci sono volante, rivestimenti e sedili cuciti con filo rosso e pedaliera in metallo. L’insieme è sicuramente meno “barocco” delle precedenti Mini, anche per l’assoluta mancanza di cromature: anche le bocchette e le maniglie, unici particolari in tinta metallica, hanno un trattamento superficiale opaco.
Non rimane che vedere quanto di analogico è rimasto su questa JCW. Il motore si avvia con rombo robusto, frutto non solo degli scarichi, ma anche dal sistema audio. Il 4 cilindri ha una bella curva di coppia (400 Nm tra 2.000 e 4.500 giri/min) e un cambio morbido che nascondono prestazioni e cavalleria. La macchina dunque va forte e ha un’ottima tenuta di strada, accompagnata tra l’altro da un comfort sospensivo (a controllo elettronico) mai visto su una JCW mentre i fruscii si fanno sentire sopra i 120 km/h. I puristi potrebbero rimproverarle proprio la sua eccessiva educazione e rotondità, ma è pur vero che questa non è la Cooper 3 porte, bensì un’auto da famiglia che deve andare bene per tutti e farsi guidare con facilità e in sicurezza, mettendo da parte ogni spigolo e ruvidità che potrebbero mettere apprensione.
Da questo punto di vista, la Countryman è per coloro che scelgono una Mini non per lo stile e per lo status e non certo per il carattere e la suscettibilità che ne determinavano il fascino. I tempi però cambiano. La nuova Mini Countryman parte da 34.900 mentre la John Cooper Works costa 51.000 euro tondi ed è disponibile in un solo allestimento. Le altre versioni invece sono disponibili nelle varianti Essential, Classic, Favoured e JCW in modo da avere anche sulla meno potente delle Countryman un po’ della versione di punta anche se le più costose sono le SE elettriche che possono arrivare a 54.090 euro.