La nuova Toyota Mirai durante la prova a Milano

Mirai, romba il futuro. Al volante della Toyota ad idrogeno: eccellente da usare, ottime prestazioni, autonomia elevata

di Nicola Desiderio
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MILANO - Zucchero e catrame. Così vedeva Milano Lucio Dalla che aveva immaginato il motore del 2000 come qualcosa di delicato che ha «un odore che non inquina/lo potrà respirare/un bambino o una bambina». La Milano desertificata dalla pandemia e dalla zona rossa non può far altro che tacere e, in un novembre insolitamente dolce, offre strade che sembrano autostrade alla nuova Toyota Mirai. Non un nuova auto, ma un’auto nuova tant’è che il suo nome in giapponese vuol dire “futuro”. Elettrica? Si, ma non solo. L’energia non la prende dalla spina, ma dall’acqua o, meglio dall’idrogeno combinato con l’ossigeno contenuto nell’aria.

 


Questa reazione magica avviene in una scatola che si chiama stack del volume di 24 litri e che pesa poco più di 25 kg, contiene 330 piccole celle ed è capace di generare 128 kW di potenza. E le emissioni? Semplice vapore acqueo, dunque emissioni zero, anzi meno perché, per preservarne l’integrità, lo stack è dotato di un filtro speciale che assorbe anidride solforosa, ossidi di azoto e anche il particolato più fine.
In pratica, la Mirai pulisce tutta l’aria che respira e, al contrario dei motori a combustione interna, non la mescola con il carbonio. Il vero miracolo è questo e si chiama decarbonizzazione. Ed è vestito anche in bello stile. Il prototipo che ci fanno guidare è ancora camuffato, ma le linee si conoscono già e sono quelle di un coupé 4 porte lungo 5 metri. Il concetto è totalmente diverso dalla prima Mirai che la Toyota aveva presentato nel 2014. In quel caso, i giapponesi avevano voluto dare a ogni angolo della carrozzeria e dell’abitacolo un riferimento all’acqua, farne un simbolo della nuova mobilità in armonia con il pianeta, a tal punto da utilizzare l’elemento di cui è più ricco come fonte di energia e di restituirglielo intatto.


Stavolta invece Toyota evoca i valori classici dell’automobile come l’eleganza, il dinamismo e anche le prestazioni. In realtà la Mirai non è una supercar – raggiunge 175 km/h e accelera da 0 a 100 km/h in 9,2 secondi – però è basata sulla stessa struttura della Lexus LS e, rispetto alla precedente, ha una disposizione completamente diversa di tutti gli organi. I serbatoi passano da 2 a 3 e il più lungo è piazzato lungo il tunnel e gli altri due sotto il sedile posteriore e il bagagliaio. Tra quest’ultimo e lo schienale c’è la batteria, che su un’auto a idrogeno è grande come quella di un’ibrida (circa 2 kWh) e ha uno scopo duplice: immagazzinare l’energia in rilascio e dare lo spunto ogni volta che si preme l’acceleratore.

Il motore vero, cioè lo stack, è ora sotto al cofano e sta insieme all’inverter, quel componente che su un’auto elettrificata ha una funzione fondamentale: regola tutti i flussi di corrente del sistema trasformandola da continua ad alternata a viceversa. Il motore di trazione da 134 kW e 300 Nm è stato invece spostato all’indietro ed è collegato alle ruote posteriori, come sulle auto alto di gamma e sportive. I tecnici di Toyota hanno lavorato su ogni singolo componente per renderlo più compatto, leggero, efficiente e meno costoso. Ad esempio, lo stack ha raggiunto una densità di potenza da record (5,4 kW/litro, +46%) e l’intero sistema è più leggero di oltre un terzo tanto che la Mirai pesa 1.900 kg, normale per un’auto di queste dimensioni, un fuscello per un’auto elettrica. Il risultato è che con 5,6 kg di idrogeno la Mirai promette di percorrere oltre 650 km e il bello è che, per fare il pieno, non ci vogliono ore, ma 5-minuti-5. Peccato che l’unico punto di rifornimento in Italia che possa sparare idrogeno a 700 bar nei serbatoi in materiale composito si trova a Bolzano e il bagagliaio sia davvero piccolo. E questo è il catrame. Lo zucchero è il prezzo: la nuova Mirai costa il 20% meno di prima e, considerando che per la prima ci volevano quasi 80mila euro, questa rimarrebbe intorno ai 65mila.

Anche qui l’idrogeno sarebbe pronto a battere l’elettrico, a parità di dimensioni e di autonomia. Milano sembra che dorma e invece sta rintanata mentre la Mirai scivola morbida e silenziosa sulle sue strade, popolate di rotaie e masselli. L’abitacolo è elegante e spazioso come quello di un ammiraglia ed il comfort è tanto. Vissuta al volante, la Mirai invece sembra più corta per come svolta e curva, grazie al connubio tra baricentro basso, sospensioni multi-link e una struttura che sarebbe pronta ad ospitare ben altre potenze, ma non sembra pesarle troppo, neppure all’acceleratore. Peccato che premerlo di più non farà arrivare prima il futuro. Però al volante della Mirai si può sempre immaginarlo e sperare che un giorno non troppo lontano diventi realtà.

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Mercoledì 16 Dicembre 2020 - Ultimo aggiornamento: 18-12-2020 12:59 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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