ROMA - Questa presidenza nasce dalle dimissioni di Andrea Cardinali, che ringrazio, ma non sarà certo una presidenza debole». Si presenta così Massimiliano Archiapatti alla sua prima intervista da presidente di Aniasa con pieni poteri, dopo l’incarico pieno e un interim che durava dal novembre scorso.
Il noleggio va molto bene.
«Sì, i segnali di crescita per il noleggio a breve, a lungo e nel car sharing del 2017 si stanno confermando anche nei primi mesi del 2018. Continua il ciclo di spinta iniziato nel 2014 e ormai il noleggio vale un quarto delle immatricolazioni. C’è un’espansione dei volumi e della clientela, in particolare verso i privati».
Oltre a questo, ci sono altre tendenze da segnalare?
«Una spinta crescente delle nuove tecnologie che permettono una personalizzazione maggiore dei servizi. Per il breve termine, il turismo ha un ruolo sempre più importante e c’è il ritorno degli americani nel nostro paese. Per il NLT ci sono forme di pay per use sempre più numerose che permettono un frazionamento del canone sulla base dell’utilizzo».
Nel car sharing assistiamo ad un consolidamento: da un lato la fusione Car2go e Drivenow e, allo stesso tempo, l’uscita di scena dei partner operativi provenienti dal noleggio.
«Significa che il mercato è in espansione ed è maturo. Le aziende di car sharing hanno imparato l’operatività dai noleggiatori, ma anche costoro hanno fatto lo stesso e hanno ora la possibilità di sviluppare i loro prodotti di car sharing che ormai riguarda tutti i segmenti del noleggio».
I diversi attori della mobilità si confrontano oramai a tutto campo con l’obiettivo di essere aggregatori di servizi. Che evoluzione ci sarà?
«Vedo un’evoluzione creata dalla tipologia del cliente, privato o aziendale che sia. Ad esempio, il corporate car sharing permette che parte del parco aziendale possa essere goduto da fasce di dipendenti che non hanno un’auto assegnata, anche nel tempo libero. Questo allarga la base e non rappresenta assolutamente una cannibalizzazione tra i vari segmenti».
Le captive delle case automobilistiche si propongono come noleggiatori e fornitori di mobilità. Come si svilupperà questa lotta commerciale?
«Vincerà chi sarà attrezzato meglio a gestire i clienti e a far emergere i loro i bisogni ancora inespressi. In generale, la vettura sta diventando per le captive uno strumento per fornire servizi di mobilità al cliente. Sicuramente è un fenomeno che allarga il mercato e stimola i noleggiatori ad essere più competitivi ed efficienti».
Quale deve essere il rapporto con le altre associazioni dell’automotive?
«La competizione è a tutto campo, ma c’è anche un terreno comune con tutti gli attori dell’automotive e insieme abbiamo molto da chiedere affinché ci sia un’evoluzione normativa ed infrastrutturale, ma anche una corretta informazione. Faccio un esempio: la situazione del diesel. Aniasa genera un gettito fiscale di 2,2 miliardi all’anno inoltre gestisce 850 mila veicoli in modo molto più efficiente di quelli privati, dando un grande supporto alla sicurezza e alla sostenibilità ambientale. Questo dovrebbe darci dei vantaggi nel rapporto con le istituzioni».
Il fattore comunicazione dunque assume un’importanza fondamentale.
«Uno dei punti della mia presidenza sarà proprio il miglioramento della comunicazione, sia all’interno sia verso l’esterno: dobbiamo far conoscere quello che Aniasa fa, anche presso le associate, per creare nuove opportunità e potenziare il nostro ruolo presso le istituzioni».
Quali sono, in sintesi, i punti principali da portare presso le istituzioni?
«Il primo è il codice della strada che risale al ’92: il noleggio non è menzionato, figuriamoci il car sharing e le nuove forme di mobilità! Serve poi chiarezza sui bandi di gara del car sharing che oggi sono gestiti con regole diverse tra una città e l’altra. Suggerirei di ragionare anche sulla fiscalità: l’auto aziendale in Italia è ancora molto svantaggiata. C’è poi il quadro ancora più ampio che riguarda la mobilità e le infrastrutture: mi piacerebbe che Aniasa potesse dire la sua».