Jean-Eric Vergne, due volte campione della Formula E

Jean-Eric Vergne, il grande Circus lo rimpiange. Un driver ad altissima tensione

di Alberto Sabbatini
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ROMA - Non è ancora l’Hamilton della Formula E ma poco ci manca. Nelle ultime tre stagioni della categoria elettrica Jean Eric Vergne ha ottenuto una media di successi elevatissima. Migliore di chiunque altro pilota della serie. Da quando nel 2017 è in forza alla Techeetah, Vergne ha vinto 8 gare su 37 corse, ha conquistato 5 pole position, 16 podi e soprattutto due campionati del mondo. Non male che un pilota che cinque anni fa sembrava ormai tagliato fuori dall’automobilismo, giubilato dalla Red Bull che l’aveva sedotto in F1 e poi abbandonato. Grazie alla Formula E Vergne ha trovato una seconda giovinezza nelle corse. E anche successo e popolarità.
Vergne ha impiegato quattro lunghi anni per prendersi la sua rivincita da un mondo che l’aveva emarginato. Non ancora trentenne (è nato il 25 aprile 1990), questo francese dai capelli biondi e dall’aria scanzonata ha vinto in sequenza gli ultimi due campionati di Formula E. Ma pochi ricordano che Vergne ha un passato importante anche in F1. Prima in Red Bull poi, anche se marginalmente, in Ferrari.

Vergne ha una particolarità in comune con il grande Michael Schumacher: entrambi i loro genitori gestivano piste di karting. Quella del papà di Vergne era alle porte di Parigi, vicino Versailles. Questo lo ha enormemente agevolato per instradarlo verso le corse e fu facile per il Vergne bambino scoprire cosa avrebbe fatto da grande: il pilota. A 16 anni debuttò in monoposto su una Formula Renault. Due anni dopo era già considerato la miglior speranza dell’automobilismo francese. Poi la sua carriera è stata condizionata dalla Red Bull che lo inserì a 18 anni nel proprio Junior Team.
Un progetto per far crescere giovani piloti finanziando loro la carriera nelle categorie minori. A 20 anni fu messo al volante di una Red Bull F1 in un test per dimostrare cosa sapeva fare. Fu così bravo che due anni dopo fu inserito nella Toro Rosso, la formazione F1 satellite della Red Bull.

Nella squadra di Faenza Vergne a 22 anni imparò l’italiano e debuttò in F1. Sembrava l’apoteosi per lui, fu invece soltanto l’inizio di un’illusione che svanì rapidamente. Il problema è che la Red Bull ha sempre avuto fretta nell’allevare i propri campioncini: li portava quasi subito in F1 ma non aveva poi la pazienza di aspettare la loro maturazione. Per pochi che hanno trovato la strada del successo, come Vettel, Ricciardo e Verstappen, tanti sono stati bruciati ancora giovanissimi.

Fra questi anche Jean Eric Vergne. Che è stato appiedato a 24 anni, dopo tre anni di F1, 58 Gran Premi in F1 e un sesto posto come miglior risultato quando per gli esperti valeva tanto quanto il suo compagno Ricciardo. Vergne ha avuto anche una breve esperienza in Ferrari: nel 2015 fece il collaudatore al simulatore di Maranello per aiutare Vettel. Ma la sua parentesi ferrarista è durata un anno appena. Il destino di Vergne era la Formula E: appena assaggiata la monoposto elettrica ha ottenuto la pole alla sua prima gara, in Uruguay nel 2016. Da lì non si è più fermato fino al doppio titolo iridato nel 2018 e 2019.
Quest’anno in Techeetah ritrova come compagno di squadra il portoghese Antonio Felix Da Costa, un altro dei giovani piloti sedotti da Red Bull con il sogno della F1 e poi abbandonati. Ne avranno di cose da raccontarsi.
 

 

 

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Venerdì 22 Novembre 2019 - Ultimo aggiornamento: 12:21 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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