Aston Martin, pesante warning sui conti del 2024. Il titolo crolla alla borsa di Londa: -23%
Fernando Alonso ha ritirato la sua Aston Martin Valkyrie. Il campione spagnolo per le strade di Montecarlo con la nuova hypercar
Fernando Alonso ha ritirato la sua Aston Martin Valkyrie. Il campione spagnolo per le strade di Montecarlo con la nuova hypercar
Un concept pronto a diventare un’auto fatta su misura, a disposizione dei pregiatissimi clienti di Aston Martin e della sezione Q, dove si realizzano one-off come la Victor o veicoli in serie ridottissima come la Vulcan e la Vantage V600. È la DBR22 che l’Aston Martin presenterà alla Monterey Car Week Design, a margine del famoso concorso di eleganza di Pebble Beach, e con la quale celebra i 10 anni divisione Q.
La DBR22 è un mix di storia e futuro, con stilemi chiaramente ripresi al passato del glorioso marchio inglese e al suo futuro con soluzioni costruttive interessanti. La cosa che però impressiona prima di tutto è lo stile di questa roadster 2 posti che è chiaramente ispirata a due auto da corsa degli anni ’50, entrambe frutto della matita di Mark Feeley. La prima è la DBR3S del 1953, la seconda è la DBR1 con la quale Roy Salvadori e Carrol Shelby nel 1959 vinsero sia la 24 Ore di Le Mans sia il campionato mondiale per vetture Sport.
Il frontale presenta la tipica calandra Aston Martin ed in questo somiglia di più alla DB3S, ma la particolarità è di essere fatta in fibra di carbonio a vista e di avere una venatura interna molto semplificata. Ispirati invece alla DBR1 sono gli sfoghi laterali tripartiti. Da vera roadster sono il parabrezza ridotto ad un piccolo labbro trasparente e le due gobbe dietro ai sedili, rivestiti in pelle traforata e anch’essi realizzati in fibra di carbonio come gran parte dei rivestimenti dell’abitacolo, impreziosito da metallo, cuoio e temi che guardano al passato in modo contemporaneo.
Nuovo anche il gruppo ottico unico posteriore mentre gli scarichi sono posti al centro, tra i due estrattori. La tinta non poteva essere che il verde inglese “racing”, ma gli uomini di Aston Martin fanno sapere che sono capaci di riprodurre qualsiasi tipo di tinta a campione e dunque il cliente potrà farsela di qualsiasi colore fuori catalogo. In fibra di carbonio anche la carrozzeria, realizzata volutamente con il numero minore possibile di pannelli per esaltare la continuità delle superfici e la purezza delle forme.
Il lungo cofano ha un’ampia uscita per l’aria calda. Al di sotto si trova un V12 biturbo di 5,2 litri accoppiato ad un cambio automatico-sequenziale a 8 rapporti e capace di erogare 715 cv e 753 Nm di coppia per uno 0-60 miglia orarie (0-96 km/h) in 3,4 secondi e una velocità massima di 319 km/h che, se vogliamo usare anche in questo caso le unità di misura anglosassoni, corrispondono a 198 miglia orarie. L’ultimo tocco corsaiolo sono le ruote montate su cerchi da 21” a 14 razze con bloccaggio a dado centrale.
Ma forse la soluzione tecnica più interessante è rappresentata dal sottotelaio del retrotreno realizzato con componenti stampati in 3D che poi vengono incollati e fissati al telaio. In questo modo si possono ottenere forme complesse e ogni volta diverse risparmiando peso. Un metodo che nel futuro verrà utile sia per la produzione di serie sia per le vetture ad elevata personalizzazione come la DBR22. Ad averlo applicato è Roberto Fedeli, responsabile tecnico di Aston Martin con un passato in Fiat, Ferrari, Maserati, BMW e (per pochi mesi) in Silk-FAW.
Il genio e la capacità italiani si trovano dunque anche in questo pezzo di stile britannico che da domani 19 agosto potrà essere ammirato per tutto il fine settimana a Pebble Beach. L’obiettivo è quello di raccogliere prenotazioni da clienti ansiosi di avere un oggetto particolari e sensibili al fascino delle veccie auto da corsa, ma anche di saggiare le reazioni del grande pubblico di fronte a soluzioni stilistiche che rivedremo sicuramente sulle Aston Martin disponibili a listino nei prossimi anni.