Zecche, come sterminarle: all'estero a suon di acaricidi, ma i bellunesi non ci stanno

Sabato 4 Maggio 2024 di Luca Vecellio
Zecche, come sterminarle: all'estero a suon di acaricidi, ma i bellunesi non ci stanno

BELLUNO - Nel Nordest, il tema delle zecche e delle malattie che possono trasmettere all’uomo (la borreliosi - detta malattia di Lyme - o la Tbe) è stato scientificamente approfondito da diversi punti di vista dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie e da altri ricercatori nel campo epidemiologico. Non vi sarebbe ancora, invece, alcuna letteratura sull’aspetto antropologico di questa convivenza forzata tra l’uomo e questo piccolo artropode e sulle conseguenze delle malattie che ne derivano. Nelle aree degli Stati Uniti interessate dagli stessi problemi, per esempio, si è creato un dibattito sociale sulle ricadute del timore delle zecche nell’individuo che ha già sperimentato gli effetti della malattia di Lyme. Inoltre, ci sono degli scontri tra medici e popolazione per quanto riguarda la copertura di questi casi da parte delle assicurazioni sanitarie. Ma anche valutando il problema soltanto in termini di prevenzione, si parla di zecche quasi sempre in termini di azioni individuali, controllarsi bene la pelle dopo una passeggiata all’aperto o considerare l’uso di uno spray adatto sui calzini prima dell’escursione: non si discute quasi mai di strategie collettive, per risolvere il problema alla radice.

LA RICERCA

È con questa consapevolezza che la dottoressa Deborah Nadal, ricercatrice dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, residente a Gaiarine, ha deciso di indagare sulla percezione delle zecche da parte della popolazione.

Il caso studio non poteva che essere la Provincia di Belluno, che ha un’incidenza tra le più alte in Italia per casi legati a queste patologie e un ospedale, il San Martino, riconosciuto come eccellenza in questo campo. «Mi sono occupata a lungo della rabbia, lavorando in India e negli Stati Uniti. Tornata a Venezia alla fine della pandemia ho voluto approfondire un tema locale e sviluppando quello delle zecche, ho ottenuto un finanziamento dall’Unione Europea attraverso il Ministero dell’Università e della Ricerca - spiega l’antropologa. – Così ho preparato un lungo questionario da sottoporre alla popolazione bellunese, raccogliendo in una settimana oltre seicento riscontri sul tema della zecca. L’obiettivo della ricerca è anche quello di promuovere l’aspetto legato alla cittadinanza attiva, cercando di stimolare un dialogo collettivo sull’argomenti».

LE RISPOSTE

Oltre alla Provincia di Belluno, la ricerca considererà una seconda area comparativa in Slovenia, in una zona compresa tra Lubiana e Bled. «In altri Paesi c’è una maggiore propensione all’uso di acaricidi, anche nei parchi pubblici. - spiega la ricercatrice - A Belluno la maggior parte della popolazione intervistata finora pensa che la soluzione stia nel prendersi cura del proprio territorio, nella cura dei pascoli e dei boschi. Alla fine, la decisione collettiva del problema dovrà essere chiaramente politica, però è importante sapere che cosa effettivamente pensa la gente. C’è chi potrebbe proporre di vietare la transumanza, poiché fonte di diffusione delle zecche, chi potrebbe richiedere l’intensificazione della caccia agli ungulati, chi invece preferirebbe utilizzare veleni e altre sostanze per impedire la proliferazione delle zecche lungo i sentieri o vicino alle aree turistiche». Maggio, tra l’altro, è proprio il mese della sensibilizzazione sulla malattia di Lyme. 

Ultimo aggiornamento: 17:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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