Omicidio allo “Shake bar” di Frosinone, faida per la droga al Casermone dietro gli spari: così il killer aveva tradito gli albanesi

Mikea Zaka da vedetta per i connazionali era diventato cassiere del clan rivale

La vittima Kasmin Kasem e il killer Mikea Zaka
di Pierfederico Pernarella
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Martedì 7 Maggio 2024, 07:00

Mikea Zaka, l’albanese di 23 anni arrestato per l’omicidio allo Shake bar di Frosinone, aveva iniziato l’apprendistato nel mondo della droga come semplice vedetta. Poi era diventato cassiere. C’era solo un problema: quel salto di qualità lo aveva fatto con il clan rivale degli ex sodali. E proprio questo tradimento sarebbe all’origine degli scontri culminati con la sparatoria in via Aldo Moro che è costata la vita ad un altro albanese: Kasmin Kasem, di 27 anni. Omicidio che è stato l’epilogo della faida sotterranea tra i clan che da anni si contendono il controllo dello spaccio ne frusinate, soprattutto della piazza ambitissima del Casermone. Ma tocca riavvolgere il nastro per provare a capirci qualcosa.

LA FAIDA

Tocca tornare a cavallo tra il 2019 e il 2020 quando alcune importanti operazioni di polizia e carabinieri decapitano il clan degli Spada, fino ad allora i signori della droga a Frosinone, ed altri gruppi locali. È stato in quel momento che gli albanesi ne approfittano per imporre il proprio predominio nelle principali piazze dello spaccio, a cominciare dal Casermone.

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La situazione, però, muta di nuovo quando tra i gruppi locali in lotta s’inseriscono alcuni personaggi campani, legati ad ambienti della camorra, chiamati in soccorso per scalzare via gli albanesi.

La tensione a quel punto si alza. In particolare è nella primavera dell’anno scorso che nella zona del Casermone cominciano a succedere un po’ di cose. Spari, auto a fuoco, spedizioni punitive.

LA TENSIONE AL CASERMONE

Agli inizi di aprile un incendio distrugge due vetture, una moto e uno scooter. Il giorno successivo, nel cuore della notte, un giovane di origine albanese viene aggredito da più persone, mentre rincasava in viale Spagna. Gli aggressori, sei o sette, indossano i caschi integrale e sono armati di spranghe. Il ragazzo finisce in ospedale e l’unica cosa che sa dire agli investigatori è che uno di loro parlava con accento campano. Il giorno dopo ancora un altro fatto inquietante: sempre in viale Spagna, vicino ad un’abitazione, viene esplosa una raffica di spari. Sul posto gli investigatori trovano una quindicina di colpi a salve. E successivamente a luglio un’altra raffica a suon di calibro 22 viene sparata da un’auto in corsa nel centro storico, nei pressi dell’Arco Campagiorni, a due passi dai locali della movida a quell’ora pieni di ragazzi. Un episodio rimasto avvolto nel mistero, ma forse legato a quelli precedenti. Con un filo rosso: la guerra per il controllo delle piazze di spaccio.

I SOLDI

A quel punto le forze dell’ordine intensificano i controlli nei punti sensibili. Ad agosto la polizia, al Casermone, arresta un campano: nel suo alloggio trovanococaina e circa 2mila euro in contanti. Ed è sempre in quel periodo che la polizia ferma un paio di volte Mikea Zaka, il giovane che poi sparerà allo “Shake Bar”. In un’occasione gli agenti gli trovano nella casa Ater (occupata abusivamente) 20 mila euro. Tanti, troppi soldi, per un disoccupato poco più che ventenne. Per Zaka, che se la stava passando benone, iniziano i guai.

È in quel momento infatti che i connazionali avrebbero scoperto che il 23enne era passato al servizio del gruppo rivale riuscendo ad ottenere una mansione superiore, quella di cassiere, dopo essersi fatto le ossa con lorro nel mondo dello spaccio come vedetta. Insomma una sorta di “scissionista”. Un tradimento che andava punito. Ecco perché Mikea Zaka girava con la pistola e lo scorso 9 marzo, mentre era seduto ai tavoli dello Shake bar di via Aldo Moro, non ha esitato a tirarla fuori, sparando tutti i colpi che aveva in canna, contro i connazionali che si stavano dirigendo verso di lui a brutto muso. A terra, senza vita, resterà Kasmin Kasem, che già figurava in un fascicolo della Dda in un’inchiesta sullo spaccio di droga.

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