Oliver Heilmer, responsabile del design Mini

Oliver Heilmer (Mini): «Evolvere continuamente pur restando fedeli alla tradizione del marchio»

di Michele Montesano
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Uomo chiave Mini, Oliver Heilmer è colui che ha avuto l’arduo compito di ridefinire stilisticamente il nuovo capitolo del glorioso marchio inglese. Salito al ponte di comando, quale responsabile del design Mini nel settembre del 2017, il quarantottenne tedesco ha firmato sia la Cooper che la Countryman recentemente svelate al salone internazionale dell’auto di Monaco di Baviera. Proprio in occasione della presentazione, abbiamo avuto l’opportunità di incontrare Heilmer per farci raccontare come sono nate le due vetture.

Quanto è stato difficile rinnovare un marchio iconico e con così tanta storia come Mini?

«Il mio primo lavoro, nel 2000, è stato proprio all’interno del team che ha sviluppato la seconda generazione di Mini (la prima dopo l’acquisizione del marchio da parte di BMW). In seguito ho rivestito il ruolo di presidente di BMW Designworks a Los Angeles, per poi tornare in Mini nel settembre 2017. È senz’altro difficile lavorare in Mini perché hai una grande eredità da rispettare ma, allo stesso tempo, bisogna guardare al futuro. Se si resta troppo fedeli alla tradizione, a prescindere dal marchio, a lungo andare c’è il rischio che questo muoia».

Come si può evitare ciò?

«Per questo bisogna continuamente evolvere il design, pur restando fedeli al marchio. Il lavoro svolto con l’intera squadra è fondamentale. La giusta idea nasce da un continuo scambio di impressioni e opinioni sia all’interno del team che con i clienti Mini. Inoltre, da un anno e mezzo, abbiamo uno psicologo del design il quale ci ha spiegato che è una reazione del tutto umana restare interdetti e insicuri appena si osserva qualcosa di nuovo. Ed è quello che mi è successo, bisogna avere “un’esposizione ripetuta” della novità. Solamente dopo aver osservato quattro-cinque volte un determinato oggetto, e prendendosi una pausa visiva, il cervello riuscirà a elaborare le novità».

Per il nuovo corso Mini è stato introdotto il linguaggio di stile denominato “Charismatic Semplicity”, come lo definirebbe?

«È una definizione caratteriale. È un qualcosa che lo percepisci a prescindere dall’età o dal suo aspetto fisico: il carisma non ti dice semplicemente se qualcuno sia bello o meno. Tutto ciò è interessante anche per quanto riguarda il design perché è un linguaggio stilistico che va’ oltre le semplici forme. La semplicità ha invece il valore di sviluppare un forte carattere individuale. Ho dato libertà al team di designer e hanno colto appieno questo concetto».

Pur essendo rimasta quasi inalterata nelle sue dimensioni, la nuova Mini Cooper è un’auto completamente diversa rispetto alla precedente serie. Come ha lavorato in termini di proporzioni?

«Nella nuova Mini Cooper il cofano è più corto. Ciò che abbiamo fatto è stato avanzare la parte inferiore del parabrezza, mentre la parte superiore è rimasta pressoché invariata. Il passo è stato incrementato, così come le dimensioni delle ruote. Inoltre ci siamo ispirati alla Mini originale del 1959 eliminando gli elementi in plastica dei passaruota donando una pulizia d’insieme nella vista laterale. Esteticamente la Cooper è cambiata tanto, oltre ad avere anche una migliore efficienza aerodinamica».

La Countryman è invece mutata radicalmente, a partire dalle dimensioni ora da Suv. Come mai questa scelta?

«Nel 2018, quando abbiamo iniziato ad effettuare le prime riunioni per stabilire le linee guida della futura Countryman, abbiamo raccolto anche i pareri dei nostri clienti. Pur variando di nazione in nazione, il punto in comune riguardava un bagagliaio più grande e maggior spazio interno. Di conseguenza la Countryman è cresciuta modernizzando sia il suo linguaggio stilistico che la tecnologia. Il posto lasciato vuoto sarà preso, a breve, dalla Aceman che avrà all’incirca proprio le dimensioni della prima generazione della Countryman».

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Giovedì 7 Settembre 2023 - Ultimo aggiornamento: 22-09-2023 14:30 | © RIPRODUZIONE RISERVATA