Antonio Cellie, ad di Fiere di Parma

Salone del Camper verso la conferma del record 2022. Cellie, ad Fiere di Parma: «l'Italia merita un vero Salone dell'Auto»

di Mattia Eccheli
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PARMA – «Vorrei rivedere in Italia un grande Salone dell'Auto. Vorrei un evento che spettacolarizzasse l'auto perché viviamo in una società che ne demonizza l'uso». Parola di Antonio Cellie, il “mago” dei numeri chiamato a guidare di Fiere di Parma 15 anni fa e che ha aperto la sua gestione portando in città la rassegna dedicata ai camper, la seconda più grande d'Europa. Il 58enne manager è econometrista, un esperto di matematica applicata alla costruzione di modelli previsionali: «I saloni fanno bene alla filiera industriale e attorno ai saloni c'è anche un territorio che lavora», osserva.

E poi c'è l'Italia che ha bisogno del turismo “open air”, uno dei messaggi che arriva da Parma, dove domenica 17 chiude l'edizione 2023, la 14^, del Salone del Camper, il secondo d'Europa. Già oggi il comparto vale 64 milioni di presenze, circa il 12% di quelle totali. E in media un camperista spende sul territorio circa 550 euro la settimana, escluso il veicolo e i costi per muoverlo. «È un turismo che delocalizza, che destagionalizza e che non consuma il territorio», assicura Cellie. Che insiste: «Ci sono località che hanno faticato a ripartire dopo il Covid, ma i turisti sono arrivati lo stesso perché esistevano aree di sosta. E per un settore che fatica a trovare manodopera, il fatto che i camperisti si possano spostare autonomamente è importante», chiarisce l'AD di Fiere di Parma.

Cosa prevede per questa edizione del Salone del Camper?

«...chiuderemo sugli stessi numeri dello scorso anno, con circa centodiecimila visitatori, che era una cifra da record. Siamo riusciti a non scaricare su chi arriva i maggiori costi che noi abbiamo e questo ci ha aiutato».

E gli espositori?

«Sono tornati tutti, anche quelli che dopo la pandemia non erano sicuri di voler andare avanti con le fiere: è un segnale importante. Ormai siamo vicini a quota quattrocento: sono tanti considerando che siamo una rassegna nazionale».

La mobilità va verso l'elettrificazione: cosa succederà al turismo open air?

«Paradossalmente è più facile elettrificare un camper, visto che per gran parte del tempo resta fermo ed è più facile da caricare. Ma, certo, serve l'autonomia, dato che per definizione è un veicolo per nasce per i lunghi tragitti».

Ed è sostenibile?

«I camperisti sono i primi a non voler invadere le città: vogliono parcheggiare e poi spostarsi con le navette, con le bici, a piedi. Non sprecano acqua, fanno la differenziata e grazie ai pannelli solari sul tetto sono anche quasi autarchici dal punto di vista energetico. Il turista “open air” è consapevole».

Però? Perché c'è un però, giusto?

«Servono aree di sosta. I camperisti non vogliono piazzarsi dovunque, per varie ragioni. Ma i veicoli sono ingombranti e quindi necessitano di superfici specifiche, campeggi, ma non solo. In Italia ne sono censite meno di duemila, tra un terzo e un quarto rispetto a quelle disponibili in Francia. Per non parlare di quelle della Germania. In Italia dobbiamo anche armonizzare la legislazione, come è emerso da uno dei dibattiti che abbiamo ospitato. Il turismo “open air” può diventare anche un'opportunità per la giovane imprenditoria».

L'Italia che si ritrova, che si reinventa nel nome del turismo...

«L'Italia che è fragile dal punto di vista territoriale, ma che ha molto da offrire: per questo merita Salone dell'Auto sempre più forte».

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Sabato 16 Settembre 2023 - Ultimo aggiornamento: 16:44 | © RIPRODUZIONE RISERVATA