A tavola senza cellulare, e il ristorante ti premia

La tendenza in tutta Italia: bottiglie di vino, sconti o regali per incentivare la cena offline

A tavola senza cellulare, e il ristorante ti premia
di Graziella Melina
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Lunedì 15 Aprile 2024, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 11:00

ROMA «Tutti a tavola, ma senza cellulare». A casa, in famiglia, qualcuno in realtà riesce sempre a farla franca: lo smartphone c’è, è ben nascosto, e così all’occorrenza basta poco per mandare messaggi o guardare di sottecchi video e foto degli amici. Difficile, invece, non restare spiazzati se la raccomandazione a scollegarsi è scritta, ben in vista, all’entrata di un ristorante. E a volte persino in fondo all’elenco delle pietanze proposte dallo chef. L’ultimo in ordine di tempo a non ammettere cellulari accesi nel suo locale, è stato un ristoratore di Verona: se il cliente accetta di lasciare lo smartphone in un armadietto personale, in cambio riceverà una bottiglia di vino. Ma non è il primo caso.

Da diversi anni, ormai, e con alterne vicende, ci ha provato più di un ristoratore. Sempre però con dono o incentivo finale, come si fa in fondo quando si ha a che fare con i bambini. E così anni fa in provincia di Livorno per chi accettava di godersi la cena senza distrarsi facendo foto con il cellulare, il premio in palio era un buono sconto. E la proposta, in realtà, pare funzioni ovunque. Non a caso, in molti altri locali, da nord a sud, hanno puntato sullo stesso incentivo: per chi si scollega, saranno distribuiti voucher da utilizzare per la prossima cena. A Roma, invece, c’è chi ha persino proposto di dare in cambio un libro di poesie. Inutile dire che alcuni ristoratori hanno provato a limitare l’uso di internet senza promettere premi o incentivi: e così hanno semplicemente evitato di condividere la password del wifi. Ma che ci fosse bisogno di staccare il telefono almeno nei momenti di convivialità, non lo hanno pensato solo gli imprenditori della ristorazione. A Trento, istituzioni e studenti hanno messo in piedi un progetto, nato nell’ambito del Safer Internet Month del 2021: creare un Mobile Phone Box, ossia un contenitore in legno dove riporre i cellulari dei genitori e dei figli, quando si va nei ristoranti, nei musei e in altri luoghi aggregativi.

ALL’ESTERO
Il fenomeno della disconnessione nei locali pubblici, all’estero in realtà è diffuso da diversi anni. E non solo per ricreare armonia a tavola, tra i commensali.

Da Sidney, a Tokyo a New York, molti ristoratori si sono accorti che lo smartphone rallenta il consumo delle pietanze: i clienti in sostanza perderebbero tempo a fare le foto al piatto e pubblicarle sui social, e così tarderebbero a liberare il tavolo per il prossimo avventore. Difficile dire però se la proposta di questi locali pubblici avrà un seguito, e se la promessa di un incentivo cederà il passo a un vero e proprio divieto. Di sicuro, l’impatto delle nuove tecnologie sta cambiando le abitudini, e il rischio che si possa cadere in una dipendenza, soprattutto tra i giovani, è noto da tempo. «Ormai ci confrontiamo con uno strumento che fa parte della nostra quotidianità, la nostra vita relazionale è sia fisica che digitale – spiega Andrea Volterrani, professore di sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università Tor Vergata di Roma - Il problema, semmai, è la mancanza di buona educazione. Servirebbe qualcuno che ci insegni come usarli in modo corretto, senza disturbare gli altri. E questo vale non solo per gli adolescenti, ma anche per gli adulti: se stai parlando con una persona a tavola, per esempio, non puoi interrompere la conversazione perché ti è arrivato un messaggio sul cellulare. È anche una questione di cortesia. Così come si dovrebbero evitare le telefonate a voce alta, davanti a tutti gli altri commensali. Purtroppo - aggiunge il sociologo - molte persone non si rendono conto di dare fastidio, altre invece non se ne preoccupano affatto. In sostanza, gli smartphone hanno solo amplificato la possibilità di comportarsi senza educazione e cortesia».

IL VALORE DELLA RELAZIONE
Eppure, incentivare buone pratiche potrebbe alla fine dimostrarsi una strategia vincente. «Bisogna sensibilizzare al valore della relazione – suggerisce Rita Biancheri, professoressa di sociologia dei processi culturali e comunicativi dell'Università di Pisa – Ecco perché sono molto favorevole a far scollegare i cellulari, almeno a tavola. Dobbiamo fare in modo di riappropriarci della comunicazione in presenza. E stare attenti ai rischi legati all’uso dei social, soprattutto fra i giovani».

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