NAPOLI - L’elettrificazione è in forte crescita nell’automotive e la tecnologia ibrida sta facendo passi da gigante. Meno oppressa da vincoli sulle emissioni e in buona parte “assolta” dagli ambientalisti più intransigenti grazie alla “valvola di sfogo” della navigazione a vela, la nautica da diporto procede più a rilento sul versante della ricerca legata all’ecocompatibilità. Ciò non toglie che ci siano frange avanzate di ricercatori impegnati a trovare soluzioni per ridurre l’impatto ambientale anche nella nautica: sono, per ora, minoranze abbastanza silenziose, che avanzano a piccoli passi, senza clamori e senza fare numeri significativi sul mercato. Meritano però grande attenzione, in quanto rappresentano la punta avanzata delle attività di ricerca e sviluppo e potrebbero, prima o poi, rappresentare imprescindibili punti di riferimento per chiunque vorrà, o dovrà, impegnarsi nella costruzione di barche eco-compatibili.
Un esempio concreto di questo impegno avanzato, e in buona parte insospettabile, viene dal Sud, ovvero da Napoli, dove è partito un progetto di ricerca e sviluppo sperimentale denominato “TME - processo automatico per l’Implementazione di tecnologie per la mobilità efficiente navale”. Obiettivo dichiarato è la sperimentazione di una nuova tecnologia di automazione dei processi di produzione per la riconversione del parco natanti in circolazione e il miglioramento dell’impatto ambientale.
Promotori dell’iniziativa sono soggetti privati e pubblici, ovvero due imprese e l’Università Parthenope. Capofila è la Opus Automazione, società toscana nata da un’idea di Stefano Battistini specializzata nelle tecnologie elettroniche e di automazione. Opus sta avviando un investimento a Baia (pochi chilometri da Napoli), che in una prima fase sarà relativo alle attività di ricerca, per poi consolidarsi in termini di produzione e servizi. A breve – informa un comunicato - verrà lanciata anche una call per l’assunzione di quattro giovani ingegneri specializzati. Partner nautico è la Coastal Boat di Lele Lettieri, azienda produttrice di gommoni di alta gamma e raffinato design; partner scientifico è il Dipartimento di Scienza e Tecnologie dell’Università Parthenope, diretto dal professor Giorgio Budillon con il coordinamento del professore Antonio Scamardella.
La progettazione dell’architettura del sistema TME scaturisce dagli studi sviluppati dalla Newtak Engineering dell’ingegnere Oreste Caputi, consulente tecnico dei partner di progetto. Le imprese sono state affiancate in questa complessa operazione dalla Knowledge for Business, società napoletana specializzata nei servizi di accompagnamento e sostegno ai processi innovativi, organizzatrice fra l’altro di Innovation Village.
L’obiettivo dichiarato è fare in modo di dotare le imbarcazioni di un sistema di propulsione ecologico ed efficiente dotato di tecnologia dual-fuel (carburante tradizionale + gas) oppure ad alimentazione ibrida, costituita dalla combinazione di una componente termica e una elettrica. L’innovazione include però anche la riduzione dell’attrito idrodinamico mediante i foil, appendici retrattili in grado di sollevare la barca durante la navigazione. Secondo le anticipazioni fornite dai responsabili del progetto “un sistema intelligente, con una sensoristica particolare collegata ad una centralina di comando, consentirà di governare l’imbarcazione e la modifica degli assetti rispetto alle condizioni di navigazione per garantire comfort e sicurezza”.
Più in dettaglio, i promotori dell’iniziativa si sbilanciano anticipando che “la riduzione della resistenza idrodinamica assicurata dai foil garantirà le stesse prestazioni con minor potenza e con un risparmio di carburante impiegato di circa il 40 per cento. Queste soluzioni tecniche – viene sottolineato - si propongono anche come rimedio ad alcune inadeguatezze del motore diesel, largamente utilizzato nella propulsione nautica, come le consistenti emissioni inquinanti e i costi elevati”.