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Il lancio di una nuova auto è sempre un evento, spesso portatore di novità interessanti, soprattutto in questa fase storica caratterizzata dalla transizione energetica. Ma ci sono casi in cui la new entry si configura come qualcosa di unico e straordinario, fuori dagli schemi. E’ quanto avvenuto nel mese di settembre con il lancio, dopo quattro anni di lavoro, della Ferrari Purosangue, prima auto a quattro porte e quattro posti della Casa di Maranello, in grado di creare un nuovo standard nel panorama automobilistico internazionale. Anche se progettisti, designer e soloni del marketing tengono a dire che “non si tratta né di un crossover né di un SUV” è fuor di dubbio che mai prima d’ora s’era vista a Maranello una supercar con queste forme, queste dimensioni (4,97 metri e 2.033 kg), questa abitabilità (4 posti comodi e un vano bagagli da 473 litri). Ed è altrettanto palese che l’obiettivo (sia pure non dichiarato) sia dominare quella parte alta ed esclusiva del mercato finora occupata da supersuv che rispondono ai nomi di Aston Martin DBX, Bentley Bentayga, Lamborghini Urus, Porsche Cayenne, Rolls-Royce Cullinan.
Ma al di là dei possibili concorrenti, ciò che premeva, in casa Ferrari, era realizzare una vettura in cui lo spazio, la versatilità e il comfort potessero convivere con le emozioni di guida che hanno fatto la storia del marchio. Ed è per questo motivo che per il telaio, realizzato in leghe di alluminio alto-resistenziali, si è partiti da un foglio bianco, con l’obiettivo di ottenere una struttura dalla rigidità torsionale eccellente, grazie anche al ricorso a materiali come la fibra di carbonio. Soprattutto, è per questo che sotto il cofano pulsa lo straordinario V12 6,5 litri aspirato con carter secco e iniezione diretta ad alta pressione, impareggiabile capolavoro di ingegneria in grado di erogare una potenza di 725 cavalli associata al sound più coinvolgente e rappresentativo del marchio.
Coerente anche la scelta di adottare tutti i sistemi di dinamica veicolo finora sperimentati sulle supersportive prodotte a Maranello: una scelta utile a ottimizzare la già buona rigidezza torsionale (+30%) e flessionale (+25%) e mirata a non tradire le attese dei ferraristi, che non potrebbero tollerare la guida di un’auto del cavallino incapace di assicurare il meglio in materia di prestazioni, handling e sicurezza.
E’ proprio in questa ottica che pur in presenza di una posizione di guida più alta rispetto a quella del resto della gamma, la configurazione è quella di sempre, in modo che chi sta al volante si senta vicino al pianale e riesca a sentirsi in relazione diretta con il telaio. Ma non solo: a differenza della gran parte di Suv e crossover presenti sul mercato, che montano i motori in posizione molto avanzata, per la Purosangue è stata scelta un’architettura transaxle, cioè con motore in posizione anteriore-centrale e il cambio (doppia frizione a 8 rapporti) al posteriore, oltre a una PTU (power transfer unit) collegata davanti al motore per una modalità di trasmissione 4x4 che è in pratica l’evoluzione del sistema di trazione integrale 4RM-S introdotto a suo tempo sulla GTC4Lusso. Di più: la Purosangue sfrutta sia le innovazioni sviluppate per il sistema a quattro ruote motrici della SF90 Stradale, sia le quattro ruote sterzanti della 812 Competizione.
Ad ottimizzare il tutto la perfetta distribuzione dei pesi, 49% all’anteriore e 51% al posteriore. Il resto lo fa il sistema di sospensioni attive Ferrari in grado di regolare trasferimenti di carico e rollio in curva: una scelta obbligata per ottenere prestazioni e feeling di guida paragonabili a quelli finora offerti dalle supersportive di Maranello. Se non bastasse, tra le dotazioni di serie spicca l’HDC (Hill Descent Control), sistema tipico dei SUV che consente di mantenere stabile la velocità anche su strade in discesa scivolose, con neve o sterrato: un supporto alla sicurezza che si aggiunge ai numerosi ADAS disponibili, tra i quali il controllo di corsia, il sensore dell’attenzione alla guida, la retrocamera di parcheggio.
Al di là della tecnologia è stato impegnativo anche il lavoro svolto dalla squadra di Flavio Manzoni per ottimizzare l’efficienza aerodinamica: un lavoro che ha richiesto interventi complessi su carrozzeria e sottoscocca, fino all’estrattore posteriore, e senza trascurare la parte alta dell’auto, che presenta un tetto in fibra di carbonio che contribuisce ad “allungare” la linea tenendo basso il baricentro. Una chicca, su questo fronte, la scelta di non dotare l’auto di tergicristallo posteriore: l’accurato studio dell’aerodinamica consente infatti di affidare la detersione ai flussi d’aria che lambiscono le superfici vetrate.
Le prestazioni sono da urlo: 330 km/h, 0-100 km/h in 3,3 secondi, 0-200 in 10,6. Eppure si tratta di una comoda, spaziosa, versatile auto con 4 porte (apribili a libro), 4 posti (su singoli sedili) e un bagagliaio mai visto su una Ferrari. Soprattutto si tratta di un’auto “coraggiosa”, che sfida diffidenze e critiche diffuse, ma segna una svolta epocale nella leggendaria storia della Ferrari, aprendo un capitolo nuovo, destinato a far crescere vendite, fatturato e reputazione del marchio più rappresentativo del nostro made in Italy.