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MALAGA – Dacia Duster è il SUV più venduto ai clienti privati in Europa e in Italia. Basta questo per capire quale importanza abbia la terza generazione di una vettura che, per sua natura, trova l’interesse di coloro che l’acquistano dal concessionario e facendo i conti con la propria economia famigliare. Il segreto del successo di Dacia è proprio questo e basta un’occhiata in giro per rendersi conto quante Dacia e quante Duster circolano: si pensi che oggi un’auto su 10 venduta ai privati sotto le Alpi è una Dacia e, su 3,4 milioni di Duster immatricolate dal 2010, oltre 320mila portano la targa italiana.
Un grande patrimonio, ma anche una grande responsabilità perché, in certe circostanze, è più difficile sbagliare che indovinare la giusta ricetta adattando quella consolidata all’evoluzione del mercato, al gusto dei clienti e alle varie normative. Vediamo allora se gli uomini Dacia hanno fatto un buon lavoro. Le dimensioni rimangono praticamente le stesse (4,34 x 1,81 x 1,66 metri), e questa è già una buona notizia per chiunque debba parcheggiarla e per chi già ce l’ha e deve metterla nel box. Lo stile più imponente e squadrato la fa apparire più grande, le dà maggiore presenza arricchita dalla nuova identità visiva Dacia. Gli elementi nuovi sono le luci con il tema a Y, che troviamo anche all’interno dell’abitacolo, e l’utilizzo di un nuovo materiale plastico definito Starkle che presenta una finitura volutamente grezza, ma non è verniciato dunque visivamente più longevo e più amico dell’ambiente.
Da questo punto di vista, il suo ulteriore pregio è di poter essere prodotto più facilmente, di essere al 20% derivato da poliuretano riciclato e di permettere anche risparmi sulla manutenzione. Va inoltre sottolineato che la Duster è composta al 20% di materiali provenienti da riciclo, un bel passo in avanti rispetto al 12% attuale e una quota superiore a quella di molte altre vetture che si definiscono amiche della natura, ma non considerano fattori fondamentali come minimizzare l’utilizzo di risorse (materiali ed energia) per la realizzazione del prodotto e ridurre la massa da muovere. Da questo punto di vista, la Duster denuncia un peso che va da 1.276 a 1.390 kg e le Dacia hanno un vantaggio sulla concorrenza che va dal 6% al 21%. E questo permette di utilizzare motori meno potenti e di farli consumare ed emettere meno.
L’abitacolo è ancora più spazioso di prima. Merito della piattaforma CMF-B che fa da base a molti modelli Renault e Dacia. Dunque maggiore libertà di movimento, anche se lo scalino tra il pavimento e il brancardo per chi sale dietro è piuttosto marcato. Sale anche la capacità del bagagliaio: a seconda delle versioni, si va da 450-1.635 litri a 517-1.696 litri abbattendo lo schienale 60/40. Anche qui l’accessibilità e la conformazione non sono da manuale, ma il rivestimento è robusto e lo spazio è a prova di famiglia. Da aggiungere che sul tetto è disponibile un portapacchi modulare da 80 kg e la capacità di traino massima è di 1.500 kg. Ci sono poi i pacchetti InNature e Sleep che permette di trasformare l’abitacolo in un letto matrimoniale. Ci sono anche gli attacchi YouClip per fissare alcuni piccoli accessori all’interno della vettura.
Tra questi, la docking station per lo smartphone che può interagire wireless con i sistemi infotelematici di bordo. Tutti hanno lo schermo a sfioramento rivolto di 10 gradi verso il guidatore, il più dotato lo ha da 10,1” con navigazione online (gratis per 10 anni) e permette di collegarsi con la vettura in remoto. Utili le 4 prese di ricarica USB-C (due davanti e due dietro) illuminate, la piastra ad induzione e una presa da 12 Volt nel bagagliaio. La strumentazione è digitale e sono comodi i sedili, rivestiti di materiale sfoderabile e lavabile, mentre tutto l’abitacolo fa a meno di sostanze di derivazione animale. Si arricchisce la dotazione di sicurezza, se non altro per gli obblighi di legge che entreranno in vigore da luglio. Prima di tutto, c’è la frenata automatica d’emergenza che riconosce pedoni, ciclisti e moto, seguita dall’allerta per la stanchezza e l’eccesso della velocità.
Ci sono anche il riconoscimento dei cartelli stradali con avviso dell’eccesso di velocità e la possibilità di adattare automaticamente la velocità impostata con il cruise control. Sotto il cofano sparisce il diesel, ma c’è ancora il motore più amato dagli italiani: il 3 cilindri mille da 100 cv bi-fuel GPL con cambio manuale a 6 rapporti che, grazie al doppio serbatoio da 50 litri cadauno, ha un’autonomia complessiva di 1.388 km. Sofisticato il 3 cilindri 1.2 mild-hybrid 48 Volt da 130 cv dotato di funzionamento a ciclo Miller, doppio variatore di fase elettrico, iniezione diretta e turbocompressore a geometria variabile. Questo propulsore è l’unico ottenibile anche con la trazione integrale che si adatta a più tipi di fondo ed è completata dal blocco del giunto centrale e dai sistemi di assistenza per partire in salita e affrontare le discese più ripide e scivolose.
In questo caso, le sospensioni permettono di avere un’altezza da terra di 217 mm e una profondità di guado pari a 450 mm con angoli caratteristici davvero interessanti: 31 gradi in attacco, 24 di guado e 36 in uscita. C’è insomma abbastanza per affrontare al meglio tratti anche piuttosto impegnativi. Il terzo della lista è il sistema full-hybrid da 140 cv già visto su altri modelli del gruppo e composto da un 4 cilindri 1,6 litri aspirato, due motori elettrici all’interno del cambio robotizzato a 4 rapporti e batteria agli ioni di litio da 1,2 kWh. Il sistema può funzionare in serie o in parallelo e permette di marciare in elettrico fino all’80% del tempo quando si è in città. Qui la leva del cambio si riduce ad una levetta ed è lecito attendersi che almeno l’1,2 litri mild-hybrid abbia presto in dote un cambio automatico, ma farebbe la felicità di chi ha la Duster bi-fuel (opzione preferita dal 7 clienti su 10) e la usa prevalentemente in città.
Abbiamo provato la nuova Duster con i motori elettrificati. L’1.2 ha un funzionamento brillante e spinge bene già dai bassi regimi senza vibrare o farsi sentire troppo. Anche l’isolamento dalla strada è migliorato, ma sopra i 100 km/h i fruscii si sentono ancora. Si avvertono miglioramenti anche per la manovrabilità del cambio, per la precisione e la sensibilità dello sterzo e per l’assetto: orientato a garantire un buon assorbimento, ma senza far muovere eccessivamente il corpo vettura. Ci sono dunque sensazioni migliori, anche se la linea alta del parabrezza e i montanti anteriori massicci limitano un po’ la visuale e i sistemi di assistenza alla guida sono da rivedere nella taratura, in particolare il mantenimento attivo della corsia che a volte non si accorge se le mani tengono il volante e in altre occasioni è troppo invasivo con le sue continue correzioni.
Abbiamo provato la Duster anche in fuoristrada e il responso è davvero positivo: grazie alle dimensioni, alle quote favorevoli e all’efficacia del sistema di gestione elettronico della trazione integrale, sarà davvero difficile trovarsi in difficoltà, anche nelle situazioni e nei passaggi più difficili. La versione full-hybrid ha un funzionamento fluido e sconta il distanziamento tra i 4 rapporti solo quando si vuole spingere di più, si intende sorpassare rapidamente o si marcia in salita ben carichi. Il sistema ha inoltre una modalità di guida Eco e una E-Save che permette di limitare lo scarico di energia della batteria tenendosela per la marcia in città o in salita. Guidando senza fretta, il sistema assicura consumi contenuti e un buon comfort, anche se le sospensioni sono meno morbide, probabilmente per controllare meglio la maggiore massa della vettura.
Dunque la Dacia Duster è ancora lei? Decisamente sì: chi l’ha già, la ritroverà migliorata; chi non ce l’ha, troverà motivi in più per apprezzarla. La Dacia Duster è prodotta a Pitesti, in Romania, ed è già ordinabile con un listino che, come promesso, parte ancora al di sotto dei 20mila euro: da 19.700 euro con l’allestimento Essential, per la precisione. La maggior parte dei clienti la prenderà con l’Expression (+1.700 euro) mentre per chi vuole il massimo della dotazione, le possibilità sono due a pari prezzo: Journey per un utilizzo più stradale e cittadino, Extreme per chi ha una vita attiva, si avventura spesso su strade di campagna e vuole una Duster pronta a tutto. Per entrambe si tratta di spendere 1.500 euro in più mentre per la trazione integrale bisogna mettere in contro 2.500 euro.