La Yamha M1 di Valentino Rossi ad Assen

La MotoGp ormai viaggia oltre ogni record:
anche ad Assen cade il primato del circuito

di Matteo Morichini
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Soluzione estreme, aerodinamiche spaziali, telai sempre più evoluti, accelerazioni ai limiti del gestibile e angoli di piega che sfidano, con successo, le leggi della fisica. Il risultato di tutto quanto sopra è che le MotoGp non hanno mai corso così veloce, tagliando fuori chiunque non sappia adeguarsi in tutta fretta all'esasperazione delle performance. Le difficoltà dell'Aprilia sono sintomatiche di quanto poco basti per misurare il gap in minuti, e mentre la storia del “Motorsports” è da sempre scandita da attacchi ai centesimi, la MotoGp 2015 sta abbattendo ogni precedente riferimento a colpi di secondi.

ENNESIMA CONFERMA
L'ultimo esempio in ordine cronologico è il record di Pedrosa nel secondo turno di prove libere di Assen. Lo spagnolo della Honda ha preceduto il compagno di squadra Marquez, Valentino Rossi, Iannone, Crutchlow e un Lorenzo in leggera e inaspettata difficoltà fermando il cronometro sull' 1'33.450. Tempo che equivale alla migliore tornata di sempre al Dutch TT – dove certi exploit non sono frutto del motore quanto della ciclistica dato che ad Assen la moto non è mai veramente dritta - e con cui il pilota di Sabadell ha annientato il proprio primato che resisteva dal 2012.

VERTIGINI PER QUATTRO
L'esasperazione della performance trova espressione anche nei tempi di gara registrati quest'anno a Jerez e Le Mans, dove Lorenzo ha concluso la corsa con venti secondi di anticipo rispetto a Marquez nel 2014. Ovviamente ogni circuito ha la sua storia e come a Barcellona due settimane fa bastano pochi gradi di più sull'asfalto per livellare il divario. Ma ciò non toglie che in tutti gli appuntamenti del mondiale in corso abbiamo assistito a spaventosi e difficilmente sostenibili passi avanti prestazionali.

I “rider” riescono quasi a sfiorare l'asfalto con la spalla e le velocità a centro curva sono le più alte di sempre. E come dimostrano i 350,8 km/h sul tachimetro della Ducati di Iannone al Mugello, anche quelle in rettilineo. Ma i costruttori, più che dai cavalli, hanno imparato a recuperare decimi attraverso meccanica (vedere alla voce cambio seamless), aerodinamica e strutture portanti. L'efficacia della Suzuki, al di là delle gomme soft in qualifica, passa infatti attraverso il telaio.

E così per le Desmosedici, a cui Dall'Igna ha saputo dare una nuova “ossatura”; più lineare e meglio predisposta allo sviluppo. L'ascesa di Suzuki e Ducati lascia intendere che nelle prossime stagioni la corsa al titolo potrebbe essere un affare per quattro. Tornando ad Assen invece, sembra che le M1 di Rossi e Lorenzo utilizzeranno il nuovo telaio testato ad Aragon mentre Marquez tornerà a quello dell'anno scorso; ulteriore segnale che in un mondo di soluzioni al limite, diventa estremo anche il rischio involuzione.


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Venerdì 26 Giugno 2015 - Ultimo aggiornamento: 10:19