Il premio Best in Show all’inglese SS1 del 1931 “antesignana” della Jaguar

Il premio Best in Show del concorso d’eleganza Napoli Nobile assegnato all’inglese SS1 del 1931 “antesignana” della Jaguar

di Sergio Troise
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NAPOLI - La prima parte del Napoli Racing Show si è conclusa con il Concorso d’eleganza Napoli Nobile svoltosi nella suggestiva cornice di Villa Pignatelli, dimora storica di grande fascino non troppo distante dal circuito allestito sul lungomare per le prove di velocità. La giuria, affidata alla presidenza onoraria di Antonio Maglione, ex pilota e grande esperto di auto d’epoca, ha assegnato il premio Best in Show alla SS1 del 1931 appartenente alla collezione Turizio. Il premio è stato consegnato al proprietario dell’auto dallo stesso Maglione, assieme a Paolo Scudieri, che ha ricoperto il ruolo di “padrone di casa”, in quanto presidente del Casco Azzurro, organizzatore dell’evento. Ad applaudire il vincitore, in una sala gremita, anche l’ingegnere Antonello Coletta, responsabile delle attività sportive GT della Ferrari.

Altri premi sono stati assegnati per le auto tenute nel migliore stato di conservazione, al miglior restauro, alla sportività/racing, al ruolo svolto nella storia dell’automotive e all’auto meglio rappresentativa dell’epoca della Dolce Vita (anni 50/60).

La SS1 vincitrice del premio Best of Show è, com’è noto, l’antesignana della Jaguar. Pezzo molto raro, l’auto che ha vinto è una delle pochissime SS1 collezionate in Italia, forse addirittura l’unica. E’ stata la prima automobile prodotta dalla casa automobilistica inglese Swallow Sidecar presso lo stabilimento di Coventry. In seguito, nel 1933, la ditta assumerà la denominazione di SS Cars Ltd fino al 1945, anno in cui adottò l’attuale denominazione Jaguar. Denominazione che venne adottata dai due fondatori inglesi in quanto in quegli anni la sigla SS non era proprio simbolo di eleganza… stava infatti a rappresentare la milizia speciale nazista di Hitler.

La SS1 venne prodotta dal 1932 al 1936. Dall’inizio della produzione al 1934 era dotata di due diverse motorizzazioni, entrambe a 6 cilindri, una di 2.054 cc, con potenza di 48 cavalli, l’altra di 2.552 cc e potenza di 62 cv. In seguito furono adottate anche altre motorizzazioni, ma quella di Cosimo Turizio è la prima serie da 48 cv. La velocità massima era di 75 miglia, circa 120 km/h. Per l’epoca prestazioni interessanti. Ma il meglio dell’auto sta nel fascino tipico delle scoperte inglesi di quegli anni.

Il premio per la migliore conservazione in condizioni originali è stato assegnato ex aequo alla Fiat 509 Siluro del 1927 della Collezione di Giuseppe Papaccioli e alla Singer Le Mans del 1934 di Daniele Padelletti. Entrambi appartengono alla categoria dei collezionisti che intendono salvaguardare l’originalità assoluta, a tutti i costi: per loro meglio una vite arrugginita che una vite non originale, meglio una vernice antica e screpolata che una vernice acquistata oggi, diversa per composizione e colore da quella di prima mano.

L’auto di Papaccioli è una FIAT 509 Sport Siluro del 1927, auto da corsa rarissima, motorizzata con un 4 cilindri turbo di 1000 cc. di potenza non nota. Si sa però che era chiamata Spirito Monza e che ha partecipato a molte competizioni, tra le quali la mitica Targa Florio. L’esemplare presentato a Villa Pignatelli è stato acquistato 25 anni fa a Ventimiglia, dove stava per essere esportato all’estero, e poi portato a Napoli, dove Papaccioli possiede un garage con ben 100 auto storiche. Praticamente un museo!

La Singer Le Mans Special Speed di Daniele Padelletti del 1934 è, come la Fiat 509, un’auto storica da competizione, conservata in condizioni originali. Classica due posti inglese, può vantare un passato glorioso in pista, avendo gareggiato nella 24 Ore di Le Mans. Anche in questo caso il motore è un 1000 cc, per la precisione 998 cc, 4 cilindri, non turbo ma aspirato, che si distingue per l’albero controbilanciato, una rarità per l’epoca. In funzione dell’uso in pista l’assetto è ribassato e il serbatoio maggiorato (necessario per le gare di durata come la 24 Ore di Le Mans).

Alla Fiat 600 Multipla Spiaggina della famiglia Colella (ma presentata da Scudieri) è andato il premio per l’auto che meglio rappresenta l’Italia degli anni 50/60. La giuria l’ha definita “auto simbolo del piacere del plein air e del tempo libero, utilizzata da personaggi noti come Gianni Agnelli, Onassis, Ranieri di Monaco, e poi, in anni più recenti, dai Berlusconi, gli Elkan, i Montezemolo e altri… E’ stato notato, in sede di premiazione, che su queste auto prodotte in numeri limitatissimi, spiccano gli elementi tipici di carrozzieri specializzati, come i Boano, i Michelotti, i Pininfarina e, in particolare, Ghia (che ha firmato l’auto premiata).

Il premio per il ruolo speciale avuto nella storia dell’automotive è stato assegnato ad un’auto italo-inglese, ovvero alla Triumph Italia di Giuseppe Del Core, un’auto prodotta in soli 329 esemplari, di assoluta rarità, anche per il suo insospettabile legame con Napoli. Ma andiamo con ordine. La linea è tutta italiana e si vede l’inconfondibile mano di Giovanni Michelotti, che non lascia dubbi sulla collocazione geografica del design. Sotto il cofano batte invece un quattro cilindri rigorosamente inglese, così come telaio e parte ciclistica. Un improbabile connubio che ha dato come frutto una delle più belle e rare sportive degli anni 60.

Altra coincidenza curiosa: la bella sportiva ha i suoi natali proprio a Napoli, dove circolano, tra l’altro, ancora due esemplari, tra cui quello vincitore del concorso. La Ruffino spa è la società che la produceva. Aveva sede legale nel capoluogo partenopeo, a Calata Capodichino. Proposta ad un prezzo al pubblico di 2.500.000 lire (più alto rispetto alla stessa Triumph TR3 dalla quale derivava), l’Italia 2000 - assemblata negli stabilimenti Vignale di Grugliasco - era venduta ed assistita dai circa 18 concessionari presenti sul territorio italiano, dei quali 11 presenti nel Nord, 3 al centro e 4 al Sud. Nel 1961, la Triumph Motor Company passò sotto la proprietà della Leyland Motors e a Ruffino venne tolto il supporto commerciale in quanto tutti gli sforzi si concentrarono sullo sviluppo della nuova Triumph TR4. La concorrenza ed il prezzo elevato segnarono la fine della produzione della Triumph Italia 2000 Coupé nel 1962. Dei 329 esemplari prodotti, attualmente ne sono censiti circa 42 ancora esistenti, anche se il numero cambia continuamente a causa di nuovi ritrovamenti.

Il premio per il miglior restauro è andato alla Triumph Spitfire del 1968 di Valerio Orlandi. Spiderina 2 posti con motore 1.300 da 89 cavalli, cambio 4 marce, è una delle auto simbolo del mitico British Style, molto apprezzato anche in Italia. L’auto premiata è stata acquistata in Francia e restaurata in Italia, per la precisione a Quarto (Napoli), da Felice Motors, officina specializzata in auto inglesi gestita da Felice Morvillo. Il restauro è durato un anno ed è stato seguito rispettando tutti i dettagli, a cominciare dal colore, un elegantissimo celestino chiaro. Nel corso della cerimonia di premiazione è stato ricordato che il proprietario dell’auto, il farmacista napoletano Valerio Orlandi, si è dedicato da poco al collezionismo, ma vanta qualche interessante trascorso nelle competizioni riservate alle auto storiche, avendo gareggiato tra l’altro con una Renault Gordini appartenuta all’ex capo della comunicazione Ferrari Antonio Ghini.

Al concorso riservato alle sportive/racing sono state presentate più auto degne di riconoscimento, anche di grande prestigio, come Lancia Stratos e Porsche 911, ma la giuria ha deciso di premiare la piccola Abarth 750 Zagato di Vincenzo Zupo, un grande esperto del leggendario marchio dello Scorpione, che proprio quest’anno, 2024, festeggia i 75 anni di vita: una ricorrenza importante, che in casa Stellantis viene celebrata adeguatamente, con eventi in corso a Torino, dove ha sede il Centro Heritage del Gruppo guidato da Roberto Giolito. L’auto presentata a Villa Pignatelli è del 1961, è stata acquistata dall’attuale proprietario nel 2019, monta un motore bialbero 700 cc da 115 cv, non è stata mai restaurata e vanta un rispettabile curriculum fatto di gare in pista e soprattutto in salita come testimoniato dagli adesivi sul tetto e sui vetri, anzi sul plexiglass.

Nonostante l’esclusione dai premi, la giuria del concorso ha tenuto a sottolineare l’importante presenza, nel concorso d’eleganza di Villa Pignatelli, della Urania appartenuta a Maria Teresa De Filippis: un doveroso omaggio alla famiglia napoletana Veneruso, che custodisce con amore questo autentico gioiello appartenuto alla prima donna al mondo cimentatasi in Formula 1.

La cerimonia di premiazione del Concorso d’eleganza di Villa Pignatelli si è conclusa con un omaggio “a sorpresa” ad Antonio Maglione, ex pilota napoletano dal passato illustre, al quale il presidente del Casco Azzurro, Paolo Scudieri, organizzatore dell’evento, ha voluto tributare un simbolico omaggio alla carriera, cingendogli il collo con una corona d’alloro come quelle che un tempo venivano utilizzate per festeggiare le vittorie, prima dell’introduzione dello champagne.

Commosso, l’ex pilota napoletano (trapiantato da molti anni a Roma) ha ricordato le fasi salienti di una carriera tra gioie e dolori, soffermandosi in particolare sulla vittoria del 1960 nella gara di Formula Junior disputata sul circuito di Posillipo. Evento, questo, ricordato una volta di più anche sulla postazione di partenza del primo Napoli Racing Show, dove è stata replicata la consegna di una simbolica corona d’alloro da parte del presidente del comitato organizzatore Enzo Rivellini e dal numero 1 dell’ACI Angelo Sticchi Damiani.

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Lunedì 15 Aprile 2024 - Ultimo aggiornamento: 15:04 | © RIPRODUZIONE RISERVATA