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SPA - L’Audi vince anche la 6 Ore di Spa, seconda gara del World Endurance Championship, e ancora una volta con la R18 e-tron quattro numero 7 del trio Fässler/Lotterer/Tréluyer dimostrando ancora una volta tutta la sua competitività e mettendo una seria ipoteca sulla prossima gara che è la più importante di tutte: la 24 Ore di Le Mans.
Audi domina, Porsche cresce. Lo stesso equipaggio aveva già vinto la gara di apertura a Silverstone battendo le Porsche 919 Hybrid e le Toyota TS040, ma mentre le prime mostrano un evidente crescita rispetto alla stagione precedente, le seconde (campioni mondiali in carica) sono in preoccupante involuzione, ribadita anche a Spa dove tutte le squadre cercavano conferme tecniche, soprattutto perché le vetture hanno corso con la configurazione che sarà poi utilizzata a Le Mans, caratterizzata soprattutto da un basso carico aerodinamico. La gara belga infatti precede quella francese ed è quella che le somiglia di più la lunghezza del tracciato (circa 7 km) e della gara oltre che per il lungo tratto ad acceleratore premuto che parte dal rettilineo di arrivo, si arrampica attraverso la famosa quanto terribile variante dell’Eau Rouge per poi raggiungere il rettifilo di Kemmel. Ci sono poi lunghi curvoni in appoggio e tornanti stretti, anch’essi una caratteristica che accomuna entrambe le piste.
Spa banco di prova per Le Mans. Spa ha vissuto lo stesso copione di Silverstone: dominio Porsche in prova e all’inizio di gara, poi le Audi prendono il sopravvento e riescono a controllare la gara fino alla fine lasciando ai cugini di Weissach – dove sono concentrati il centro tecnico Porsche, la pista di prova e la squadra corse – i complimenti e l’amaro in bocca. Non per questo è stata una gara noiosa, anzi, così come nella corsa precedente, ha visto numerosi ed emozionanti duelli che hanno esaltato la combattività dei piloti e, ancora una volta, le vetture le quali, nonostante le grandi differenze tecniche, riescono a fornire prestazioni sorprendentemente simili. L’Audi R18 e-tron è spinta da un diesel V6 litri da 558 cv accoppiato ad un motore elettrico anteriore da 200 kW per un totale di 830 cv. La Porsche ha un V4 2 litri a benzina da oltre 500 cv con un elettrico mentre la Toyota TS040 ha un V8 a benzina di 3,7 litri con due motori elettrici (uno nel cambio e uno anteriore) per un totale di oltre 1.000 cv.
In attesa della Nissan. Differenti anche i tipi di accumulatori e i livelli di recupero di energia. L’Audi infatti utilizza il volano elettromeccanico e quest’anno è passata da 2 a 4 MJ, mentre sia la Porsche sia la Toyota si sono spinte al livello massimo di 8 MJ, ma la prima ha una batteria agli ioni di litio e la seconda un supercondensatore. A movimentare ulteriormente questo variegato terzetto ci penserà la Nissan GT-R Nismo LM-P1 che sarà della partita alla 2 Ore di Le Mans con il suo pacchetto tecnico assolutamente unico. Il prototipo giapponese ha infatti il motore anteriore (un V6 3 litri biturbo a benzina) e la trazione anteriore con un cambio a soli 5 rapporti inoltre il sistema di recupero dell’energia è totalmente meccanico e, nonostante questo, produce ben 1.250 cv. Le difficoltà incontrate per sviluppare questo sistema ha consigliato la rinuncia alle prime due gare per concentrarsi su quella principe, ma questo non toglie nulla ad una sfida tecnica che potrebbe avere importanti riflessi per la produzione di serie.
A gruppi di tre. Tutte le squadre, tranne la Toyota, avranno 3 equipaggi. Più costoso e complicati da gestire, ma sicuramente una risorsa in più per una gara lunga 24 ore dove l’imprevisto è sempre dietro l’angolo e dove la strategia valgono più delle prestazioni. Ne sa qualcosa la Toyota lo scorso anno che, dopo aver dovuto rimettere a posto una macchina seriamente danneggiata per un incidente, ha visto la seconda fermarsi alle 5 del mattino dopo 14 ore di dominio agile e ininterrotto. L’Audi vuole vincere ancora e portare a 14 il bottino di 24 Ore di Le Mans in 16 anni, Porsche vuole ricominciare la sua striscia di 16 vittorie che rappresentano il record, Toyota e Nissan vorrebbero il loro primo trionfo in una gara che vale davvero una vita e che solo in un caso è stata vinta da una casa giapponese: la Mazda nel 1991, con la 787B dotata di motore rotativo a 4 rotori.