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MONTECARLO – A Mark Webber, il 46enne pilota australiano vincitore di 9 Gran Premi di Formula 1 e di un titolo mondiale nell'Endurance adesso impegnato come Brand Ambassador di Porsche, la pista non manca, ma il motorsport lo segue eccome. A cominciare dalla Formula 1, dove la Ferrari continua a non ottenere i risultati che i tifosi vorrebbero: «Tutti sono sotto pressione: Ferrari lo è, Mercedes lo è, Alpine lo è, McLaren lo è. La sola scuderia contenta è la Red Bull. Mi pare che tutti pensino che poiché una macchina è rossa debba vincere, ma devi lavorare duro. E in maniera intelligente». «La Red Bull è davanti perché ha un ottimo staff e dal punto di vista aerodinamico è molto forte: è una squadra molto determinata», aggiunge l'australiano, a Montercarlo per seguire l'ePrix numero nove della stagione della Formula E.
Le differenze tra la Formula 1 e la Formula E?
«Non ho mai guidato una monoposto di Formula E. La Formula 1 è incredibilmente matura e c'è da molto tempo. Auto e tecnologie sono orientate alla prototipazione e lo sviluppo è più aggressivo. Nella Formula E ci sono più prescrizioni e quasi tutto ruota attorno alla batteria e al software, però le conoscenze le puoi trasferire sulle auto di serie. In Formula 1 non ci sono molte cose che puoi portare sulle macchine stradali».
I migliori piloti dove sono?
«Io credo ancora che i migliori in assoluto siano in Formula 1, ma il livello in griglia in Formula E è straordinario. Ci sono molti ottimi piloti: lo dico dall'inizio. Senza contare che i tracciati sono impegnativi oltre che temporanei e quindi è più complicato fare simulazioni complete e questo aumenta le responsabilità di chi guida».
Ti manca pista?
«Per nulla. Della macchina non mi manca niente, ma un po' del lavoro di squadra sì. Non mi mancano né il casco né la tuta. Ho scelto il momento giusto per smettere e adesso mi piace guardare il motorsport».
In Porsche non sei solo Brand Ambassador...
«Diciamo pure che è una specie di lavoro da sogno. Dopo aver chiuso in F1 volevo continuare un po' la mia carriera, ma non avevo mai pensato di correre con macchine sportive: sono stato fortunato perché in Austria avevo incontrato alcuni membri del Board di Porsche che mi avevano chiesto se volevo gareggiare per il loro rientro a Le Mans».
Il resto è storia...
«Avevo chiesto tempo per pensare, ma non ci ho messo molto a decidere perché quello che conoscevo di Porsche bastava. Del resto il marchio mi piace ed ero anche già cliente: credo di aver comprato almeno tre Porsche».
Ti piacciono le elettriche?
«Sì, mi piacciono. Ho anche aiutato Stefan Weckbach nello sviluppo della Taycan. Adesso le elettriche sono diffuse, ma quando avevamo cominciato con la Mission-E tutti si chiedevano cosa stessimo facendo, un marchio sportivo con una elettrica».
Come finisce questo campionato di Formula E?
«La stagione è ancora lunga, ma Wehrlein è in una buona posizione. Porsche ha un powertrain tremendamente forte, soprattutto in gara. Anche Da Costa sta facendo bene: sono due bravi piloti e questo aiuta la squadra. Per me Porsche è favorita ed è anche un punto di riferimento per sponsor tifosi e altri costruttori. Evans? Guida in modo brillante e sta facendo bene e trovo che sia una bella cosa per la Formula E che anche un costruttore come Jaguar sia così motivato».
Cosa ti piace del circuito elettrico?
«Il campo dei partenti di sicuro. E mi piace che i piloti debbano ragionare sulla migliore strategia anche assieme ai box sulla gestione delle corsa e della batteria, anche in base a come cambiano le condizioni in corsa».