C'è una domanda che sorge spontanea davanti alla notizia dell'uscita dalla Red Bull di Adrian Newey. Che cosa farà Max Verstappen? Senza il progettista che gli ha messo in mano la monoposto più vincente dal 2022 a oggi, il pilota olandese, e il suo turbuloento staff, come si comporteranno? Quali garanzie possono ricevere per il futuro, tra l'altro nebuloso per quanto riguarda la power unit che dal 2026 dovrà equipaggiare le monoposto di Milton Keynes?
Newey è l'uomo faro della Red Bull da sempre, anche se nel lungo periodo trascorso a Milton Keynes si è lasciato distrarre da progetti paralleli come quello della Aston Martin Valkyrie stradale e quello rivolto alle gare Endurance, in realtà mai sbocciato veramente. Quando si chiuderà il capitolo Newey-Red Bull, chi prenderà in mano il dipartimento tecnico F1 del team diretto da Christian Horner?
Pierre Waché è il nome che appare in cima alla lista . Classe 1974, laureato in fluidodinamica e specializzato in ingegneria biomeccancia, l'ingegnere francese è in Red Bull dal 2013 dopo esperienze marturate in BMW Sauber F1 e prima ancora con la Michelin dal 2001 al 2006, nel periodo in cui il costruttore di pneumatici francese era in F1. Waché dal 2018 è il direttore tecnico della Red Bull e di fatto è il braccio destro di Newey.
Potrebbe quindi rappresentare una vera garanzia, una continuità per la Red Bull, avendo appreso in un decennio ogni aspetto del lavoro impostato da Newey . Basterà questo per convincere Verstappen a non cambiare aria cedendo alle lusinghe perpetue del team principal Mercedes, Toto Wolff?
Le acque in Red Bull sembrano essersi calmate dopo il maremoto innescato dal caso di molestie ad una dipendente che ha coinvolto il team principal Christian Horner. Assolto dalla Red Bull dopo una accurata indagine interna, si sono create però crepe notevoli all'interno della squadra, con i due famosi gruppi contrapposti che avrebbero dato vita ad una guerra di potere, accesa sotto traccia anche dalla scomparsa del fondatore Dieter Mateschitz ed esplosa con le accuse di molestie ad Horner.
Ricordiamo questo aspetto. Horner è sostenuto dalla proprietà thailandese che è in possesso del 51 per cento di quello che si può definire un vero e proprio impero: il marchio Red Bull. Responsabile, Chalerm Yoovidhya, figlio di Chaleo (scomparso nel 2012), colui che con Dieter Mateschitz fondò nel 1984 la bevanda energetica più famosa al mondo. I rivali, se così possiamo definirli, in possesso del 49 per cento annoverano Markus Mateschitz, figlio del compianto Dieter, l'amministratore delegato del team F1 Oliver Mintziaff ed Helmut Marko, consulente del team e da sempre a capo della Academy Junior.
Non sappiamo se Newey abbia deciso di lasciare la Red Bull proprio per questi conflitti interni che potrebbero aver reso l'aria irrespirabile nella sede del team a Milton Keynes. O se si tratta semplicemente di una scelta personale, dettata dalla ricerca di nuove motivazioni. Del resto, la squadra ha dimostrato grande compattezza in questo inizio di stagione e a cercare di terremotare la situazione ci ha pensato il solo Jos Verstappen, inquieto padre di Max, ben presto messo a tacere. Dunque, le voci dei dissidi interni, delle guerre di potere, potrebbero anche essere esagerazioni di una certa stampa a cui piace gettare fuoco sul team che domina la F1 cercando di destabilizzarlo. Senza successo visti i risultati in pista.
Rimangono da capire però, gli aspetti emotivi di Max Verstappen. A un pilota poco importa chi è al comando di una squadra, anche se in realtà il legame dell'olandese con Marko è fortissimo. Quello che gli interessa è la capacità del progettista di fornirgli un mezzo vincente. E se questa pedina fondamentale viene a mancare, ecco che la fiducia del pilota crolla ed inizierà a guardare il proprio sguardo altrove. Senza Newey e senza Verstappen che ne sarebbe della Red Bull?