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La Aston Martin Valhalla sta affrontando l’ultimo stadio del suo sviluppo affinandosi con le tecnologie e le metodologie derivate direttamente dalla Formula 1 per fare della prima auto della casa britannica a motore centrale un nuovo punto di riferimento per le prestazioni e una nuova arma commerciale tra le supercar in un segmento dove l’Aston Martin non era mai stata.
Sarà la Aston Martin Performance Technologies (AMPT), lo stesso reparto che è alle spalle dell’Aston Martin Aramco Cognizant Formula 1 Team, a fare da punto di collegamento tra le monoposto e la nuova sportiva che ne beneficerà in tre aree fondamentali: la dinamica di marcia, l’aerodinamica e i materiali con un notevole apporto di cervelli italiani. Il direttore infatti della AMPT è Claudio Santoni, artefice del primo telaio stradale di McLaren e della sua industrializzazione e che dunque sa bene come costruirla un’auto costruita interamente in fibra di carbonio e farla in 999 esemplari, una sfida che l’Aston Martin non aveva mai affrontato e per la quale utilizzerà tecnologie nuove e proprietarie.
La scocca della Valhalla sfrutterà il metodo RTM, che permette di ricavare componenti in modo più semplice, veloce ed economico, e la tradizionale tecnica di cottura in autoclave, un mix che permetterà di coniugare tali volumi produttivi, i costi e il bilancio tra caratteristiche strutturali, gli ingombri e le forme esterne in modo da trovare lo spazio per tutti i componenti meccanici ed elettrici, ricavare la migliore aerodinamica e anche un abitacolo comodo quanto ergonomico. A questo proposito, si è lavorato per dare alla Valhalla l’assetto di guida più simile possibile a quello della monoposto AMR23, con lo schienale reclinabile e la pedaliera rialzata sfruttando a dovere lo spazio sottostante che se ne ricava.
Quanto all’aerodinamica, la nuova vettura promette una deportanza pari a 600 kg a 240 km/h grazie ad accorgimenti come lo splitter anteriore e l’alettone posteriori attivi, i profili laterali provvisti di generatori di vortice e il fondo studiato attentamente nella stessa galleria del vento della Formula 1 valutando anche l’influenza che il rollio, l’imbardata e il beccheggio hanno sull’assetto aerodinamico. L’assenza del motore anteriormente ha poi permesso di ricavare un muso corto e basso come non mai su una Aston Martin, sul tetto c’è una presa a periscopio per l’aspirazione e il raffreddamento e nella parte alta della coda si vedono i due grandi tubi di scarico che soffiano nella parte bassa l’alettone posteriore aumentandone l’efficacia.
Tutto il sistema di aerodinamica attiva è governato dall’elettronica tenendo conto delle condizioni di marcia e della modalità di guida scelta dal guidatore. Quanto alla parte tecnica, le sospensioni sono ancorate direttamente sulla scocca in carbonio e sono posteriori multi-link e anteriori del tipo a puntone di spinta (push-rod) con molle e ammortizzatori della Multimatic, già utilizzati su auto da corsa come la Porsche 963 e dalla Ford GT, i freni sono carboceramici e i cerchi da 20” anteriori e 21” pollici posteriori montano pneumatici sviluppati da Michelin in modo specifico per la Valhalla. Il 90% di questo lavoro è stato svolto attraverso le simulazioni, ora entrerà in gioco l’apporto dell’AMPT che presumibilmente sfrutterà anche i piloti che curano lo sviluppo delle auto da corsa e vi gareggiano, come Fernando Alonso e Lance Stroll.
L’affinamento della dinamica della Valhalla non riguarderà solo le sospensioni e l’aerodinamica, ma anche il sistema di propulsione ibrido visto che include due motori elettrici anteriori in grado, con la loro coppia, di influenzare la direzionalità della vettura. Quando nel 2021, Aston Martin aveva presentato il progetto, il powertrain prevedeva un solo motore elettrico anteriore che, insieme a quello posteriore integrato nel cambio doppia frizione a 8 rapporti, il differenziale a controllo elettronico e il V8 litri biturbo da 750 cv, avrebbe fornito 950 cv di potenza. Il progetto ha avuto evidentemente un’evoluzione sostanziale che, oltre a portare la potenza totale a 1.012 cv, ha ampliato anche il ruolo del sistema di propulsione e complicato il lavoro di Carlo Della Casa, Aston Martin Product Development Director.
La casa automobilistica britannica non può certo sbagliare un progetto che simboleggia un salto di qualità essenziale in termini di prestazioni e di immagine. «La nostra prima supercar stradale a motore centrale – ha affermato Marco Mattiacci, Global Chief Brand e Commercial Officer di Aston Martin – sarà rivoluzionaria per questo brand che guarda al lusso e alle prestazioni estreme così come il segmento delle auto a motore centrale. La Valhalla rappresenta il primo sviluppo congiunto ed integrato di Aston Martin tra gli ingegneri delle vetture stradali e le capacità ingegneristiche dell’Aston Martin Aramco Cognizant Formula One attraverso l’Aston Martin Performance Technologies e dimostra il respiro e le capacità di Aston Martin con il supporto e l’esperienza della Formula 1».
L’obiettivo di Aston Martin è fare una vettura che non pesi più di 1.550 kg, capace di raggiungere 350 km/h e di accelerare da 0 a 100 km/h in 2,5 secondi, ma anche di marciare in elettrico per 15 km fino ad una velocità di 130 km/h. L’obiettivo più rappresentativo sarà però girare al Nürburgring in 6 minuti e mezzo, dunque attaccare il 6’30”705 della Mercedes AMG Project One che rappresenta il record per un’auto targabile. Una sfida anche simbolica visto che la Valhalla ha un’unità termica tedesca, la Mercedes possiede l’8,575% del capitale della casa britannica e anche la monoposto di Formula 1 monta la power unit fornita dai tecnici di Affalterbach. Chissà che anche per questo Aston Martin non si avvalga dell’apporto dei suoi celeberrimi piloti.