Bruno Famin (Alpine)

Bruno Famin (Alpine): «Con la A424 LMDh è una corsa contro il tempo, Mick Schumacher opzione interessante»

di Michele Montesano
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A seguito del terremoto che quest’estate ha coinvolto il muretto box dell’Alpine F1, tutte le attività sportive del marchio francese sono state affidate alla direzione di Bruno Famin. Vista la sua vastissima esperienze nel mondo delle corse, l’ingegnere francese è stato scelto quale Direttore di Alpine Motorsport avendo il compito di supervisionare non solo le squadre di F1 e dell’Endurance, ma anche l’ingresso di Dacia nella prossima Dakar. Abbiamo avuto l’occasione di incontrare Famin durante i test di Jerez dell’Alpine A424 che, a partire dal prossimo anno, sfiderà i più grandi costruttori nel FIA WEC.

Come valuta la crescita dell’Alpine A424 LMDh?

«Dopo il debutto sul circuito del Paul Ricard, ad agosto, e la sessione al Motorland di Aragón di settembre, siamo al nostro terzo test. Prima di arrivare a Jerez abbiamo percorso più di 2.500 chilometri, un risultato lusinghiero per una vettura nuova. La A424 si è rivelata subito efficiente permettendoci di lavorare secondo la nostra tabella di marcia. Ciò nonostante, ci sono ancora molte cose da affinare e convalidare, in particolare il sistema ibrido che è senz’altro la componente più complessa».

Sin qui non avete riscontrato nessun intoppo sulla LMDh?

«A dire il vero abbiamo registrato un innalzamento anomalo delle temperature nella zona della power unit, ma facilmente risolvibile. Infatti già a partire dalla prossima sessione, che si svolgerà nuovamente ad Aragón, avremo un nuovo cofano motore che è appena stato deliberato in galleria del vento».

Quale sarà il prossimo step che farete sulla vettura?

«Ad oggi non siamo ancora alla ricerca della prestazione. Stiamo cercando di calibrare, per mezzo del software, la gestione dell’energia. Oltre alla complessa parte ibrida, con il motogeneratore elettrico, stiamo lavorano anche sui tempi di reazione del turbo del propulsore Mecachrome».

L’omologazione dell’Alpine avverrà tra novembre e dicembre, vi sentite pronti?

«Avremmo voluto avere molto più tempo a disposizione ma, sfortunatamente, non sarà possibile. Soprattutto perché Oreca (l’azienda che fornisce il telaio della LMDh n.d.R.) ha dovuto sviluppare prima altri progetti. Finora non abbiamo riscontrato problemi sulla A424 o, peggio ancora, elementi che richiedono di essere riprogettati. Stiamo lavorando il più possibile in vista dell’omologazione e della prima gara in Qatar. Per il primo anno il nostro obiettivo sarà portare a termine tutte le gare».

State valutando di affidare la vostra LMDh a team clienti o ad un possibile ingresso nell’IMSA?

«Per l’anno prossimo lo escludo perché saremo impegnati a proseguire lo sviluppo della vettura. Ma dal 2025, qualora ci siano le giuste condizioni, potremmo riparlarne. Tuttavia, con circa venti vetture ufficiali in griglia, penso sia difficile per una squadra privata essere competitivi nel Mondiale Endurance. Partecipare in IMSA, supportando un team, potrebbe essere un’opzione interessante ma l’obiettivo principale per il prossimo anno resta il WEC».

Qui a Jerez ha provato la vostra vettura anche Mick Schumacher, guiderà la A424 nella prossima stagione del WEC?

«Schumacher ha provato la nostra LMDh nella prima giornata di test. L’esperienza è stata positiva da entrambe le parti, ma non è stato deciso ancora nulla. Se entrerà nel team significherà avere senz’altro una maggiore risonanza mediatica ma, a prescindere da ciò, quello che cerchiamo è un pilota in grado amalgamarsi bene con la squadra e lavorare all’unisono con gli altri membri dell’equipaggio. Se per l’omologazione avremo una scadenza ben precisa, per quanto riguarda la lineup del team avremo più tempo per pensarci».

Da luglio è diventato responsabile di tutte le attività Alpine in ambito motorsport, inclusa la Formula 1, come valuta questa esperienza?

«Sono stati mesi senza dubbio impegnativi. Pur essendo simile alle altre categorie del motorsport, una scuderia di Formula 1 richiede una mole di lavoro decisamente più elevata, non parliamo più di gestire cento persone ma oltre mille. Ritengo che alcune cose, soprattutto all’interno del box, siano già migliorate, ma la chiave del successo è sempre la stessa: o che si tratti di una 24 Ore di Le Mans o del mondiale di F1 per vincere deve essere tutto perfetto».

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Martedì 31 Ottobre 2023 - Ultimo aggiornamento: 18:34 | © RIPRODUZIONE RISERVATA