FE, sabato l'EPrix più esclusivo della stagione: si corre a Monaco sullo stesso tracciato della F1
Porsche ingrana la terza, Panamera dà spettacolo. Dinamica di guida superba grazie al sistema “Active Ride”
Wec, tutto pronto per la 6 ore di Imola. Ferrari e Toyota al Santerno vanno a caccia delle Porsche
Nei giorni scorsi avevamo accennato alla improvvisa difficoltà tra Porsche e Red Bull nel trovare la giusta via per unirsi in quel matrimonio che dal 2026 avrebbe riportato il costruttore tedesco in F1 nelle vesti di motorista e azionista del team. Lo scorso fine settimana, a Zandvoort, l'intesa tra le due parti è sembrata essere ancora più lontana. Come al solito freddo e diretto, Helmut Marko ha sentenziato: «Porsche non diventerà nostro azionista. Abbiamo tutte le capacità per costruire da soli i motori».
Red Bull, il gelo verso il futuro motorista Porsche
La Casa tedesca avrebbe dovuto realizzare una propria power unit seguendo le nuove regole tecniche in vigore dal 2026 e lo avrebbe fatto appoggiandosi alla struttura della Red Bull che già, con la collaborazione della ritirata Honda, sta realizzando gli attuali motori che equipaggiano con successo le monoposto di Max Verstappen e Sergio Perez. Inoltre, Porsche sarebbe entrata nel team Red Bull acquisendo il 50 per cento delle azioni. Ma l'attuale dirigenza della squadra, preso atto che potrebbero costruire e produrre in proprio una power unit visto il buon lavoro che stanno svolgendo con gli ex Honda, ha cominciato a mettersi di traverso. Christian Horner e l'ormai 80enne Marko, temono che Porsche metta ai vertici del team dei propri uomini, perdendo l'indipendenza che li ha caratterizzati fin dall'ingresso in F1 nel 2005.
Accordi precipitati?
E' un vero e proprio ribaltone, perché nel GP di Austria dello scorso luglio era atteso l'annuncio da parte di Porsche dell'ingresso nel Mondiale, con la benedizione di Liberty Media che avrebbe visto due grandi costruttori far parte della F1 a partire dal 2026, ovvero l'Audi e appunto la Porsche, entrambi del Gruppo Volkswagen. Ma se con Audi tutto è filato liscio (annuncio ufficiale lo scorso 26 agosto) tanto che si unirà alla Sauber, per quanto riguarda la Casa di Weissach tutto è precipitato. La Red Bull vuole avere il coltello dalla parte del manico, in pratica come avvenuto con la Honda fino al 2021. Voi ci date i motori e per quanto riguarda la gestione della squadra, dalla scelta dei piloti ai tecnici, meccanici e personale vario, ci pensiamo noi come sempre accade, dicono a Milton Keynes. Ruoli ben distinti insomma, ma la cosa non piacerebbe alla Porsche. Il team principal Christian Horner ha sottolineato: «Red Bull è sempre stata una scuderia indipendente, è uno dei nostri punti di forza, la base di quanto abbiamo raggiunto e della nostra velocità di reazione. Questo è il nostro DNA. In Porsche devono decidere se condividere la filosofia con cui gareggiamo».
Cosa sta accadendo
Parole chiare e in un certo senso sorprendenti, che mettono il costruttore tedesco in una posizione di inferiorità certamente inattesa. Porsche, a differenza di Audi, non dispone di una propria struttura in grado di costruire un motore di F1 e per questo aveva trovato nella Red Bull Powertrains, questo il nome della factory che realizza le power unit ex Honda per il team di Horner, il partner ideale per avviare una proficua collaborazione tecnica. Vedremo nei prossimi giorni se le parti troveranno un accordo, come tutti si augurano perché rivedere il marchio Porsche in F1 sarebbe splendido. Ma intanto, si fanno supposizioni nel caso le parti rimangano inamovibili sulle loro posizioni. Nel mirino potrebbe finire la McLaren, che però già aveva respinto le richieste Audi, poi accordatasi con la Sauber. Oppure altre squadre di F1, però rimane il grande dubbio: se Porsche non ha al momento una propria struttura tecnica dedicata alla F1, come farà a progettare da zero una power unit?
ACCEDI AL Il Gazzettino.it
oppure usa i dati del tuo account