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La presenza di Alpine questo weekend in casa, sul mitico circuito della 24 Ore di Le Mans, sarà un simbolo importante in una gara che, l’anno scorso, ha registrato un’affluenza record di 325.000 spettatori.
Sarà anche una nuova tappa del grande ritorno della Marca lanciato 3 anni fa: grande ritorno e ritorno alla corte dei grandi, visto che, quest’anno, Alpine è tornata anche nella categoria top dell’Endurance. Per me, la rinascita di Alpine poteva avvenire solo a condizione di porre lo sport e la passione al centro. Quando sono giunto alla Direzione del Gruppo Renault, il mio intento non era solo quello di risollevare la Marca, ma anche di farla tornare ai vertici del motorsport e abbiamo iniziato dalla Formula 1. È solo lì, nel vivo della competizione, che l’emozione raggiunge l’apice, con tutto ciò che questo comporta di meglio: ricerca dell’eccellenza, passione per il dettaglio, desiderio di superare se stessi, spirito di squadra. Questa passione è anche una straordinaria fonte di orgoglio e motivazione per tutta l’azienda, quando i dipendenti tornano dal weekend dopo aver visto i colleghi confrontarsi da vicino sui circuiti con le più grandi scuderie.
Dopo 30 anni di carriera, sto ancora aspettando che qualcuno mi indichi un modo più efficace per instillare la cultura dell’eccellenza in un’organizzazione. E non è tutto. La competizione è anche un’incomparabile fonte di notorietà per la Marca, dato che a non meno di un miliardo di telespettatori viene il batticuore guardando i Gran Premi di Formula 1. Ed è anche fonte di prestigio e credibilità. Tra gli aspetti positivi del settore automotive c’è il fatto che passione e ragione si alimentano a vicenda. Perché questa ricarica della magia di Alpine che abbiamo avviato 3 anni fa è, innanzitutto, il nucleo di una nuova avventura aziendale, industriale e commerciale. Abbiamo iniziato rendendo Alpine una business unit in tutto e per tutto, padrona del suo destino, e abbiamo raddoppiato la rete commerciale. I primi risultati già ci danno un’idea del potenziale che ci aspetta. È semplice: nel giro di 3 anni, Alpine ha triplicato le vendite, ossia le vendite dell’A110, l’unico modello che restava alla Marca… ma non per molto. Lo stabilimento di Dieppe, un tempo a rischio, oggi funziona a pieno ritmo.
Un bell’esempio che dimostra come la reindustrializzazione in Europa possa essere più di uno slogan, a patto che sia accompagnata da una visione che sia anche commerciale: non è un caso se ci ho tenuto a ribattezzare questo sito di produzione “Manufacture”, facendo riferimento al mondo della meccanica di alta precisione, alla confluenza tra industria e artigianato. Anche il rinnovato investimento di Alpine nel motorsport apporta un elemento essenziale all’equazione che abbiamo cominciato a stabilire e di cui già si vedono i risultati! In piena crescita, Alpine è oggi una delle Marche che ha acquisito maggior valore in Francia, ben 6 volte di più rispetto al 2020. In pochissimo tempo, siamo riusciti a trasformare la scuderia di Formula 1 in qualcosa di grande valore.
Siamo solo all’aperitivo e ora è tutto pronto per fare di Alpine una delle grandi success story del settore automobilistico dei prossimi 20 anni. Ma è qui che comincia il bello. Il piano consiste nel dotare Alpine di una gamma completa, 100% elettrica… e forse anche a idrogeno. Sette auto per una mission: sostenere una crescita che ora rientra sul mercato internazionale, con l’obiettivo di realizzare oltre il 50% delle vendite della Marca al di fuori del Vecchio Continente entro il 2030. Ed è proprio a Le Mans che abbiamo voluto svelare l’A290, la primogenita di questa nuova gamma che da oggi si affianca alla fedele A110. Piccola, urbana, sportiva, guidata dalla ricerca della perfezione, è un perfetto concentrato di Alpine per dare il via all’offensiva che sarà anche quella dell’elettrificazione di Alpine. La seconda auto della gamma sarà presentata ad ottobre prossimo, al Salone dell’Auto di Parigi. Questa volta, Alpine è partita e credo che sarà difficile fermarla.
Se l’impegno ai vertici del mondo della competizione è stato la scintilla indispensabile per riaccendere la fiamma della passione, quella di Alpine, porterà – e sta già portando – molto di più ad Alpine. In un momento in cui la svolta verso la mobilità elettrica e la riduzione dell’impronta ambientale sono di per sé una corsa contro il tempo che impone ai costruttori di dare il meglio di sé e persino di cercare di superare se stessi, andare ad attingere ai valori dell’innovazione, della velocità e dell’eccellenza, che sono l’essenza della competizione automobilistica, mi sembra essere oggi di grande attualità.
D'altronde, la maggior parte dei protagonisti del settore non sbaglia, infatti sono nove i costruttori presenti ai massimi livelli dell’Endurance per affrontarsi sulla stessa piattaforma tecnologica. I prodigi realizzati dai costruttori in pista e gli insegnamenti che vi hanno tratto si sono spesso ritrovati nelle auto di serie.
Ogni giorno le innovazioni passano dai circuiti alla strada e questa dinamica è destinata ad intensificarsi man mano che entriamo in un mondo in cui la tecnologia e l’innovazione diventano dimensioni determinanti dell’industria automobilistica.
Per me, le competizioni di alto livello sono per l’automobile ciò che la difesa è per l’industria: un luogo dove poter spingere l’innovazione fino al limite e anche oltre, quasi senza badare a spese. Vi si possono testare materiali, aerodinamica, modalità di raccogliere ed analizzare i dati in tempo reale che poi si proietteranno su milioni di auto di serie. È anche nel motorsport che si inventano le motorizzazioni del futuro, all’estremo limite dell’efficienza e ora anche della ricerca della sostenibilità. Già nell’Endurance si profila l’idrogeno all’orizzonte, con la prossima creazione di una categoria ad hoc a cui già guardiamo con l’acquolina in bocca. Nello sport, ma anche nella conquista di nuovi mercati, credo che abbiamo riportato Alpine all’avanguardia.